Domenica 12 ottobre si celebra in tutta Italia la 75ª Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro, promossa dall’Anmil (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro). Un momento di memoria e riflessione che, ancora una volta, richiama l’urgenza di affrontare un’emergenza che continua a mietere vittime nel silenzio.
Secondo i dati diffusi dall’Osservatorio Sicurezza Vega Engineering di Mestre, da gennaio a fine agosto 2025 si contano 681 vittime sul lavoro, di cui 493 in occasione di lavoro e 188 in itinere. Un numero pressoché stabile rispetto allo stesso periodo del 2024, quando i decessi erano stati 680, ma che evidenzia una situazione di stallo inaccettabile.
«La stabilità non può essere un segnale di speranza – ha commentato l’ingegnere Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio –. In Italia si continua a morire di lavoro, anche più di una volta al giorno. La sicurezza non può essere vista come un costo, ma come l’arma più efficace per tutelare la vita e la dignità dei lavoratori». Rossato ha rinnovato l’appello alla formazione e all’aggiornamento continuo, definendoli “le uniche soluzioni concrete per uscire dall’emergenza e restituire tutele ai lavoratori”.
Sul piano territoriale, Basilicata, Umbria, Campania, Sicilia e Calabria restano in zona rossa, con un rischio di morte superiore del 25% rispetto alla media nazionale, fissata a 20,6 morti ogni milione di lavoratori. In zona arancione si trovano invece Veneto, Puglia, Trentino-Alto Adige, Liguria, Sardegna, Abruzzo e Toscana.
La Lombardia mantiene il primato negativo per numero assoluto di vittime in occasione di lavoro (68), seguita da Veneto (53), Campania (49) e Sicilia (41).
L’analisi per fasce d’età mostra che gli ultrasessantacinquenni restano i più colpiti, con un’incidenza di 66,5 morti ogni milione di occupati, seguiti dai lavoratori tra i 55 e i 64 anni (31,5). I settori più a rischio sono le Costruzioni (78 decessi), le Attività manifatturiere (69) e i Trasporti e magazzinaggio (65).
Preoccupante anche il dato sui lavoratori stranieri, che registrano un rischio di morte più che doppio rispetto agli italiani: 43 morti ogni milione di occupati contro i 18 dei lavoratori italiani.
La Giornata nazionale sarà quindi non solo un momento di commemorazione, ma anche un’occasione per riaffermare l’impegno di istituzioni, imprese e lavoratori nel promuovere una cultura della sicurezza. “Solo con la formazione, la prevenzione e la responsabilità condivisa – conclude Rossato – sarà possibile fermare questa lunga scia di sangue nei luoghi di lavoro”.
