“Milano e La Scala (1778-1920) – Nascita dell’industria lirica”

Venerdì 18 novembre con inizio alle ore 16.00, presso il chiostro del Piccolo Teatro “Paolo Grassi”, è stato presentato il volume “Milano e La Scala (1778-1920) – Nascita dell’industria lirica” scritto da Antonio Schilirò, già professore di Storia della musica al Conservatorio di Milano per oltre 30 anni. Sul palco, i relatori Angelo Foletto, critico musicale di Repubblica e Pinuccia Carrer, musicologa che ha approfondito il tema delle donne compositrici. Docenti entrambi già colleghi di Schilirò al Conservatorio.

Foletto osserva preliminarmente che questo studio ha come punto di partenza la ricerca “Nei palchi della Scala” ideata e promossa da Schilirò nel 2016, in collaborazione con il Conservatorio, il Teatro alla Scala e la Biblioteca Braidense, che è confluita nel database con le schede dei 155 proprietari dei palchi e nella mostra sullo stesso tema organizzata da Pierluigi Pizzi. Il volume, concepito inizialmente come approfondimento della storia dei palchi della Scala, muta in corso d’opera il percorso e la meta, divenendo un’indagine più ampia sulla vita musicale milanese, dove, tra l’altro cerca di spiegare come La Scala, dopo appena cinquanta anni dalla sua inaugurazione, sia considerato il più famoso teatro d’Europa e quindi del mondo, e come negli anni che vedono l’affermazione internazionale del melodramma italiano Milano divenga la capitale dell’ industria lirica. Foletto quindi chiede all’autore quale sia stata la ragione principale che lo ha spinto a scrivere questo libro.

Il punto maggiormente qualificante del mio lavoro – osserva Schilirò – è l’aver potuto attingere a numerose e preziose fonti d’archivio pubbliche e private, in massima parte sconosciute, alcune delle quali rese accessibili solo di recente, qui presentate e discusse per la prima volta”. Attraverso queste fonti è sato possibile ricostruire le cronache quasi giorno per giorno della costruzione del nuovo Teatro , finanziato per intero dai nobili milanesi, che in cambio ne ebbero un palco con annesso camerino. Il possesso di un palco alla Scala è stato per oltre un secolo lo specchio fedele della Milano del suo tempo, status symbol e centro della vita sociale. I Palchettisti vi si recavano quasi ogni sera, non solo per assistere allo spettacolo, ma anche per conversare, tessere relazioni, accrescere il patrimonio familiare attraverso alleanze matrimoniali, coltivare amori clandestini. Ma il palco non è soltanto “bene sociale”, ma anche un bene materiale, un immobile, con un suo valore e come tale può essere venduto, donato, ereditato, dote di nozze, oppure affittato e quindi assumono molta importanza gli atti notarili o, nel caso degli affitti, anche le scritture private”.

Pinuccia Carrer si è soffermata a spiegare il ruolo delle donne, non solo come “Signore dei palchi”, ma spesso direttamente proprietarie, nonché animatrici di eventi extra-musicali legati in particolare all’attività di beneficenza.

In questo studio l’autore porta a conoscenza anche di qualche aspetto “curioso” della vita teatrale milanese. Emblematico è il caso del gioco d’azzardo. Sotto il regno di Maria Teresa e quindi di Napoleone I, il Ridotto del teatro diventa una sorta di sala da gioco con delle precise regole definite dai numerosi Editti o Avvisi dell’autorità preposta al controllo degli stessi (il Governatore austriaco o il Direttore dei Ridotti napoleonico).

Notevole spazio è riservato al costituirsi del repertorio operistico, una selezione di titoli già noti e stabilmente affermati che costituiscono una sorta di canone del melodramma, quasi un museo sonoro, che in pochi anni, proprio avendo come centro d’irradiazione la Scala, conquista i palcoscenici di tutto il mondo e conferma il ruolo di Milano capitale dell’industria lirica. Milano e il Teatro alla Scala sono quindi al centro di un sistema produttivo ramificato e redditizio.

La lunga supremazia di Milano si fonda su un’organizzazione ‘industriale’ articolata e complessa che richiede un’ampia gamma di competenze e professionalità. Oltre agli artisti, l’industria lirica milanese include agenti, impresari e personale tecnico del settore (Le celebri sartorie teatrali, gli acconciatori, gli scenografi, etc…) – sino a 3.000, o 4.000 addetti, secondo le stime di Giulio Ricordi – e consente di trasferire “chiavi in mano” la rappresentazione di un’opera in tutti i paesi del globo, fino alla remotissima Australia.

Le pagine che compongono il volume “Milano e La Scala (1778-1920). Nascita dell’industria lirica” di Antonio Schilirò (pag. 238, edizione Sefer) documentano e rendono appassionata la cronaca di tutte queste vicende sociali e culturali milanesi. La presentazione, all’interno della manifestazione BookCity, ha visto una notevole affluenza di pubblico.

Masha Sirago

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