Siracusa: i mali della Giustizia e i tanti “cerchi magici”

La riflessione del sostituto procuratore di Marco Bisogni sulle pagine del quotidiano “La Sicilia” di qualche giorni fa, rimette in moto una ragionevole e ponderata argomentazione sui mali della giustizia, con allo sfondo un diretto invito a tutti gli operatori che amministrino con imparzialità. Bisogni Parla di ricerca di “verità storica”, di “pulizia” e del “futuro della magistratura” che “nei prossimi anni dipende dalla capacità dei giudici di riappropriarsi del proprio autogoverno immaginando nuovi modi per partecipare alle decisioni che prima venivano delegate ad un numero troppo ristretto di magistrati”. Un’autocritica a tutto campo per la magistratura con allo sfondo l’intrusione della politica e i perché di tanti operatori della Giustizia con un protraggo sulle dimensioni che hanno provocato attacchi incontrollati, veleni a tutto campo, e questo per la cronaca non solo a Siracusa.     

La genesi di tutto ciò è datata, ma per rimanere a casa nostra, occorre preliminarmente considerare che la provincia di Siracusa da troppi anni è prigioniera, tormentata da un sistema affaristico, politico e giudiziario, in cui hanno trovato terreno fertile la politica degli affari e dei colletti bianchi in rappresentanza dei poteri forti e buona parte della massoneria deviata: la Sanità, gli interessi del petrolchimico, le discariche, la raccolta dei rifiuti e i dintorni bui e corrotti della pubblica amministrazione, la corruzione ormai pianificata a tappeto, truffe alle istituzioni dello Stato e il controllo dei fallimenti in una condizione di forte potenza di fuoco, ricca e senza scrupoli. In pochi, ad onore del vero, hanno compreso in tutto questo tempo che occorreva un impegno unitario, forte e organizzato, coeso a tutti i livelli istituzionali. Ci sono voluti oltre 15anni per scoprire una pentola di acqua sporca in cui bolliva la putrefazione della società e un ambiente giudiziari malato che si nascondeva dietro il paravento della legalità. Ma i maligni giochi non si sono fermati. Le procure di Messina, di Roma e Milano, attivate dagli esposti di chi voleva una giustizia sana e corretta, Siracusa in primis, hanno fatto tabula rasa. Si tratta ora di capire se i tanti, troppi, “cerchi magici” sono rimasti attivi, organizzati o se invece si vuole davvero cambiare il modus operanti che ha minato il sistema democratico a più livelli della nostra malata democrazia. A ben vedere le indicazioni che arrivano dai risultati finali su inchieste in campo, sarebbero a dir poco stupefacenti: indagati che riscattano la propria posizione che cambia al modificare delle tattiche difensive per variare al finale che prevale sull’accusa a tratti modificata senza logica deduzione. È il gioco delle parti, ma a volte appare senza logica condizione, superando il fenomeno del pentitismo.

I segreti del Sistema Siracusa non sono stati del tutto svelati; tanti personaggi coinvolti rimangono sconosciuti e impuniti. E non si è trattato solamente di carriere giudiziarie e il successivo svelamento di uno dei sistema corruttivo, per finire con l’attacco al potere delle Istituzioni dello Stato Italiano. Tralasciando il resto dell’Italia, per quel che riguarda il nostro territorio, nel mirino dell’equivalente connubio sono finiti il Comune di Siracusa e la Regione Siciliana, con un piano scientificamente studiato a tavolino e lo scopo finale di accaparrarsi il pubblico denaro in danno al popolo sovrano, nella fattispecie, quello Siracusano. Ma è ancor più grave quello che non è stato chiaramente denunciato: l’attacco violento a chi voleva l’applicazione delle regole della giustizia che non ha trovato, anche in presenza di tanti esposti e processi.

Il “Sistema Siracusa”, scoperchiato dalle Procure di Messina, Roma, Milano, dove in ultimo entra nella scena anche quella di Siracusa con il sequestro dei beni di proprietà del Gruppo Frontino. Tutto nasce a seguito dell’esposto fatto dagli otto magistrati della Procura della Repubblica aretusea e dall’ex Sindaco Giancarlo Garozzo. Il conio diventa famoso in tutto il mondo. È la sintesi di una promiscuità con dei professionisti dalle menti lucide che assumono ruoli strategici al pari di una sorta di cerniera e di linea di demarcazione tra lecito e illecito, che però non si può definire mafia, in cui sono invischiati a vario titolo tanti uomini delle Istituzioni della Repubblica Italiana e a più livelli. È il senso della contaminazione e del rapporto a delinquere che contrasta nell’odierna società liquida, che si scontra a sua volta con quella solida, salda alle tradizioni, ma che sopporta verosimilmente nello stesso tempo l’associazione per delinquere “borghese” e “massone”, formata da uomini ben vestiti e con più lauree e non del delinquente di professione con le scuole “basse”.

Il danno per i Siracusani è stato davvero notevole. I conti del Municipio si colorano di rosso, con forti disagi per i cittadini, impegnando l’amministrazione comunale di Siracusa a contrastare l’attacco con una mole di lavoro per avvocati e consulenti. Un impegno finanziario notevole per un risarcimento dei danni subiti richiesti e confermati dai giudici amministrativi ma non dovuto, oltre ad ostacolare la normale attività dell’amministrazione politica della città con una serie di attacchi davvero consistenti e continui senza la funzione della Giustizia che per molti anni è stata, di fatto, sospesa. Insomma, fin dall’inizio è stato un continuo connubio dentro e fuori le istituzioni di personaggi rimasti colpevoli, ma impuniti.

In questa contaminazione, inquirenti e investigatori hanno messo sotto accusa la formula magica creata dai tanti “cerchi magici”, in cui hanno scoperto i nomi e i cognomi e l’attività criminosa di tanti intoccabili potenti, dove tutto era finalizzato a far soldi, acquistare potere e rispetto, condizionando la politica, la vita della popolazione colpita, la democrazia e l’economia allo stesso identico modo e senza minimamente preoccuparsi dei danni causati alle istituzioni democratiche, violate e danneggiate dal punto di vista economico, sociale e politico. In ogni operazione, sono presenti esperti professionisti, capaci di cambiare le carte in tavola, mentre i consulenti, a sua volta nominati dai sostituti procuratori o dei giudici, erano alla fine amici degli amici.

Un “Sistema” che ha ottimi rapporti diffusi tra uomini delle istituzioni potenti e garanti in ogni angolo della vita pubblica, politica, economica, sociale e nell’amministrare la Giustizia. Non per niente la Direzione Investigativa Antimafia ha più volte rilevato che non è il tipo di “Sistema” in generale a cercare i professionisti, ma sono loro che si fanno avanti per mettere a disposizione la loro sapienza e trasformarla in crimine organizzato, dove lucrare per milioni di euro. Infatti, le intercettazioni nelle varie ramificazioni del “Sistema Siracusa” hanno svelato un mondo sommerso di ragnatele e un indissolubile e geniale intreccio; un dramma che rimane nella scena pubblica perché ci sono ancora tanti segreti da scoperchiare. Insomma, per magistrati, giudici e giornalisti il racconto di questo romanzo criminale non è ancora terminato.

Il Sistema Siracusa e i suoi dintorni senza quella denuncia degli otto magistrati della Procura aretusea circostanziata con riferimenti, nomi, cognomi, fatti e circostanze, non sarebbe mai stato scoperto. Siracusa in primis, mezza Italia e finanche tanti paesi esteri sarebbero rimasti succube di un sistema capace di condizionare la Giustizia degli uomini chissà per quando tempo ancora.

Ed ecco che la logica della morale istruita dal magistrato Marco Bisogni nello spazio silente della magistratura italiana, in cui magistrati e giudici sono finiti in manette o indagati, con tanti casi clamorosi di corruzione, che non è di certo la panacea del male estremo. Gli otto magistrati nel “Caso Siracusa” hanno avviato dal loro interno la rivoluzione con un “repulisti” esploso con tutta la sua potenza, senza stupire in un primo momento chi continuava a suonare sorridendo il pianoforte con la musica stonata della presunzione senza accorgersi che il terreno del disfacimento sociale gli crollava sotto i piedi.

Un momento difficile, confuso, per certi aspetti drammatico che segna una linea di demarcazione tra il passato e il futuro; si cerca di allontanare, dimenticare il presente carico di ossessioni e illusioni. Una sorta di decomposizione della giustizia, sociale, politica che coinvolge ilpetrolchimico si scopre solo a partire dagli inizi degli Anni Duemila con l’operazione Mare Rosso, ma prima ancora con lo scandalo Isab e tanto altro ancora; rimbomba il caso della piattaforma dei rifiuti Oikothen, che vede alla fine dell’odissea giudiziaria assolvere l’ex sindaco di Augusta Massimo Carrubba: “perché i fatti non sussistono”. E non è solo questa la stranezza di una discesa in campo per un progetto ben congegnato fino a finire ai giorni nostri. Per avere un’idea dei danni causati, basta e avanza il colpaccio del mega risarcimento “Open Land” con il rischio reale di mandare in fallimento i conti del comune di Siracusa. Dissesto contenuto che i siracusani stanno ancora pagando con lacrime e sangue, mentre a pagare alla fine sono stati i siracusani, rei semplicemente di essere nati nella città di Archimede.

Insomma, il Sistema Siracusa non è stato ancora del tutto svelato. Molti dei personaggi coinvolti sono rimasti sconosciuti e impuniti. Luci, ombre, sussurra e grida, arrivano ancora oggi ad ogni mossa della magistratura di Messina, Roma, Milano, Perugia, o da altri distretti giudiziari, e si “espande” alle indagini che hanno coinvolto Luca Palamara, il sostituto procuratore ed ex consigliere del Csm accusato di corruzione e assumono le forme di un’inchiesta a scoppio ritardato, con effetto domino su altri magistrati e altre sedi giudiziarie.

Un altro filone della stessa indagine riguarda invece le accuse nei confronti di altri magistrati, con le ipotesi di reato di rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento personale.

Dopo la lunga stagione dei veleni in Procura a Siracusa e il trasferimento su domanda di due sostituti e del procuratore capo, inizia l’iter per la nomina da parte del Csm del nuovo procuratore della Repubblica presso il tribunale di Siracusa. Dopo una lunga trafila di nomi e cognomi, alla fine il Consiglio Superiore della Magistratura ha nominato all’unanimità Sabrina Gambino, procuratore di Siracusa. Un curriculum di tutto rispetto. 53 anni, originaria di Caltagirone, è stata scelta tra altri due magistrati catanesi, che erano rimasti in lizza per occupare la carica che è stata fino al mese di settembre del 2018 di Francesco Paolo Giordano. Una nomina, per fortuna, che mette tutti d’accordo.

Il tutto, è legato alle vicende del cosiddetto “Sistema Siracusa”, venute alla luce grazie anche all’esposto presentato dagli 8 sostituti procuratori in servizio alla Procura di Siracusa. In quell’esposto i magistrati “rappresentano di aver osservato fatti e situazioni così gravi da ingenerare preoccupazione per le sorti dell’amministrazione della giustizia, dovuti a infiltrazioni e interferenze da parte di soggetti portatori di specifici interessi economici e imprenditoriali, tali da condizionare l’attività investigativa e giurisdizionale dell’ufficio in cui gli stessi lavorano”.

Chiamatelo come vi pare, ma il “Sistema Siracusa” è stato debellato grazie alla denuncia dei coraggiosi Pubblici ministeri che firmarono l’esposto contro l’ex Pm Giancarlo Longo, gli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore e tutti i dintorni del corrotto sistema. Sono: Antonio Nicastro, Magda Guarnaccia, Davide Lucignani, Salvatore Nicola Grillo, Andrea Palmieri, Vincenzo Nitti, Tommaso Pagano, Margherita Brianese.

I quattro cavalieri dell’Apocalisse ovviamente non bastavano a portare la punizione divina a chi era riuscito a ingaggiare più diavoli che uomini, infestando il palazzo; e così arrivano nel silenzio della notte gli otto eroi togati temerari e determinati a sconfiggere quel mostro sinistro che si era impadronito del potere nel palazzo della Giustizia siracusana liberando dall’assedio della corruzione il volgere fluente dei diritti e dei doveri della società civile.

L’importanza del coraggio su tutti i fronti è necessaria nel momento in cui si vuole annientare il fenomeno dilagante della corruzione, anche con il cambiamento delle regole di un gioco al massacro, registrato più volte e a tutti i livelli istituzionali. Si tratta di capire chi deve essere il giudice terzo tra due poteri forti delle istituzioni: la politica e la magistratura.

Concetto Alota

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