Dopo anni di polemiche, attacchi, offese e scontri, finalmente la politica siracusana esce dall’equivoco. Il Cga ha messo finalmente la parola fine alle polemiche, accuse e calunnie. Il tramonto è diventata l’alba; una vera boccata di ossigeno per i siracusani che da quasi un decennio hanno vissuto tra le tragedie della politica e l’impossibile tentato da lotte intestine. Ora si pensi alla ripresa della gestione della cosa pubblica siracusana e agli interessi della città, senza steccati e filo spinato. Piaccia oppure no, le sentenza si rispettano.
Non è la prima che si svolge tra due duellanti politici una battaglia per questioni che riguardano i risultati elettorali. E mentre nella maggior parte degli altri casi la lotta si è adattata continuando con colpi bassi e toni piuttosto offensivi, Ezechia Paolo Reale e Francesco Italia, pur avendo iniziato con un botta e risposta “tossici”, ma prudenti, entrambi, dopo qualche schermaglia al vetriolo, hanno ritenuto di riportare la questione insorta utilizzando lo strumento necessario della diplomazia che in molti casi sfocia nella conclusione di aspettare “vigili” le decisioni della massima istituzione della magistratura amministrativa. È così è successo.
Entrambi i duellanti hanno mirato a conciliare i diversi interessi di gruppo, essendo la politica non una regola fissa ma variabile al cambiare dei toni e delle circostanze in base ai propri interessi. Chiuse le pieghe giuridiche, il confronto a distanza tra Francesco Italia ed Ezechia Paolo Reale oggi non si pone violento, ma a colpi di regole diplomatiche, anche se al peperoncino, attraverso la regola politica della “lettera aperta”.
In politica quando insorge una vertenza tra gruppi contrapposti, c’è sempre un filo rosso che collega gli interessi al gioco delle parti.
È la logica del controllo per la conquista del potere che la politica ha da sempre operato, nella sinottica della scienza sociale di riferimento, fuori dagli schemi di partito o di corrente, ma organizzati come a dei veri gruppi sociale o di amici che dir si voglia. Oggi lo scenario non è cambiato di molto; l’obiettivo è stato raggiunto solo da una delle parti in causa perché così recita la legge, in una logica disperata che cerca di realizzare con la falsa diplomazia ciò che si chiama vita democratica politica: il passato che ritorna prepotentemente per ricordarci che altri hanno fatto, suppergiù, lo stesso errore, o altra cosa che dir non si voglia.
Ogni trasformazione in politica è un rischio senza le idee di ricerca; conserva la tattica chi ha da perdere, ma è semplice critica senza sentire l’idea degli altri, invece la rivoluzione è di tutti. È nessuna soluzione rivoluzionaria è senza un passato, un presente e un futuro. È chiaro che nessuno vuole accettare questa tesi estrema, ma la logica non è una favola, che anzi vuole guadagnare la posizione che merita nella graduatoria del linguaggio universale nell’era cosiddetta moderna. Nessuno accetterà mai tale siffatta condizione, poiché insiste il naturale coinvolgimento di una buona parte del popolo, lo Stato democratico con i suoi molteplici aspetti nel bene e nel male, obiettando che così ogni istituzione potrebbe essere dichiarata prevaricatrice. In fondo alla fine forse è proprio così.
La logica ci riporta indietro. Subito dopo l’elezione a Sindaco di Giancarlo Garozzo e della sua squadra che forma l’amministrazione di centrosinistra, dapprima sostenuta e difesa, ma dopo poco tempo è abbandonata dalla vecchia e dalla nuova politica; e questo sia dai singoli individui sia dai partiti. Ma il disastro si concretizza con un duro attacco studiato a tavolino durato anni; politica e affari si sono accomunati in un piano meditato per colpire le casse comunali. Non è bastato il muro innalzato dall’amministrazione Garozzo a fermare le azioni di chi non ha badato a spese nel tentare di far saltare tutto per aria. Non è andata meglio all’amministrazione Italia che nel solco scavato da Garozzo vince anche se con tanti avventure di modello politico con mille voltagabbana pronti a tradire sia nell’una sia nell’altra squadra fino al pronunciamento del Cga.
La ripresa della buona, sana e onorevole attività politica è un tema che ben si presta per la ripresa del nostro martoriato territorio, non foss’altro per riprendere alcuni aspetti e sottolinearne altri, traendo nuovi spunti di riflessione, in una sintesi che non vuole offrire risposte conclusive, ma sollevare nuove domande. Innanzitutto la ripresa economica e del necessario dialogo politico e culturale per trovare nuove forme di organizzazione nella gestione del territorio da parte della politica tutta, per collegare la parte di spazio sano e separare quello marcio, la politica della polemica e della demagogia e della strumentalizzazione. Così come è ovvio che va fatto tutto il possibile per riportare alla normalità la politica al Vermexio anche se azzoppato senza più il consiglio comunale; un conto è agire nell’emergenza un altro è chiudere gli occhi senza analizzare le cause della necessità generale e dimenticare tutto.
La situazione delle casse comunali peggiora, se ci si mette anche la politica del muro contro muro, senza mai pensare e valutare che alla fine siamo tutti siracusani che viviamo tutti nella stessa baracca, è la fine. Quello che occorre ora è un colpo d’ala forte e deciso per uscire dal pantano in cui ci hanno relegato le feroce lotte tra i gruppi politici; una tregua delle ostilità può servire ad affrontare un’emergenza, ma non aiutano una citta a progredire e rendono i governi locali meno responsabili nei confronti dei loro cittadini.
Dunque, occorre una stagione di distensioni nei rapporti tra maggioranza e opposizione, senza personalizzare il confronto per fatti personali. La questione è anche semplificata dai risultati netti e decisi dei giudici del Cga. Basta quindi atteggiamenti esteriori dei contendenti e dalle intemperanze dei buoni e dei cattivi, sostenuti solo a parole da tutti gli amanti della libertà e della democrazia compiuta.
Nessuno si prepari ad un’altra guerra fratricida, specie ai vertici della politica siracusana; tutti ci dobbiamo preparare a difendere gli interessi della nostra città che da troppi anni subisce angherie a ventaglio senza reagire. Occorrono risposte collettivi alla crisi economica, politica e sociale.
Concetto Alota