Ammutinamento motobarca Fatima II, la Procura generale: “Confermate le condanne ai due egiziani”

17 settembre 2021 – Il sostituto procuratore generale Concetta Ledda, al termine della requisitoria, ha sollecitato la conferma della condanna, rimediata in primo grado, dai due egiziani, ritenuti responsabili dell’ammutinamento della motobarca Fatima II e dell’uccisione del comandante Gianluca Bianca. Il rappresentante della pubblica accusa ha argomentato facendo la ricostruzione dei fatti avvenuti il 17 luglio 2012 in acque internazionali. Ha sostenuto non esservi dubbi sulla responsabilità di Elasha Rami Mohamed e di Mohamed Ibrahim Abd El Moatti Hamdy, nell’uccisione del marittimo siracusano, anche sulla scorta delle dichiarazioni del tunisino Slimane Abdeljelil, detto Benzina, che ha addossato ogni colpa ai due egiziani. Mentre per quest’ultimo il pg Ledda ha chiesto la conferma della sentenza di assoluzione per non avere commesso il fatto, per i due marinai egiziani, di cui si è persa ogni traccia, ha chiesto la condanna a 24 anni di reclusione ciascuno.   

In fase di discussione c’è la vicenda dell’ammutinamento del peschereccio Fatima II, partito da Siracusa per una battuta di pesca tra l’Egitto e l’isola di Creta. I tre stranieri avevano insistito per essere presi a bordo. Del motopeschereccio si erano perse le tracce dalla sera di venerdì 14 luglio 2012. Domenica mattina uno dei tre marinai siracusani, rinchiusi in un locale dell’imbarcazione, è riuscito a lanciare l’allarme. Con gli altri due compagni era su una zattera di salvataggio a circa 20 miglia dalla costa greca. Un mercantile delle isole Marshall ha avvistato i naufraghi e guidato una motovedetta greca che ha portati in salvo. Dal loro racconto è emerso l’episodio dell’ammutinamento, del sequestro del comandante e della sua scomparsa.  

A ottobre dello scorso anno, quando la corte d’assise ha emesso la sentenza di primo grado, i familiari del comandante Bianca non hanno celato il loro disappunto: “Siamo indignati e ci vergogniamo di essere cittadini italiani – hanno detto in quella circostanza i genitori del marittimo – pensavamo che la corte confermasse le richieste di condanna al carcere a vita per i tre stranieri, invece, ha condannato a 24 anni i due egiziani e, addirittura, ha assolto il tunisino quando i tre pescatori siracusani, sentiti come testi al processo, hanno riferito che fossero stati loro ad aggredire e sequestrare nostro figlio. Non solo non è stata fatta giustizia ma Gianluca è stato ucciso per la seconda volta. La sua vita, il suo sacrificio per i giudici valgono meno che niente”. 

La parola passa adesso alle parti civili costituite e alla difesa degli imputati cui è stata fissata l’udienza del 25 ottobre.   

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