Il parlamentare regionale sospeso, Pippo Gennuso ha presentato ricorso al Tribunale Civile di Palermo, contro la decadenza dalla carica di deputato all’Ars, in applicazione della legge Severino. Il professore Giuseppe Vitale, del Foro di Catania, che assiste Gennuso nel corso dell’udienza ha sottolineato l’assenza dei presupposti giuridici per la decadenza perché nella sentenza del Gup di Roma, non si dice che l’onorevole Gennuso sia stato condannato all’interdizione dalla carica parlamentare per la durata della pena. Il professore Vitale ha evocato la sentenza del Consiglio di Giustizia Amministrativo di Palermo, emessa il 27 marzo 2019, che recita “quando il giudice non ha disposto l’interdizione dal pubblici uffici della persona che patteggia la pena, la legge Severino non è applicabile”. Il difensore di Gennuso ha chiesto al Tribunale di sollevare conflitto di legittimità costituzionale della legge Severino in modo che la Consulta.
Il procuratore generale ha chiesto il rigetto del ricorso. Il Tribunale si è riservato di rendere note le proprie determinazioni. L’applicazione della legge Severino è stata disposta dalla Corte di Cassazione che ha ritenuto legittima la sentenza di applicazione della pena ad un anno e mesi due di reclusione, per il reato di traffico di influenze, pronunciata dal Gup di Roma.
La sentenza si riferisce alla vicenda delle elezioni suppletive che si svolsero nell’ottobre 2014 nei comuni di Pachino e Rosolini per il rinnovo dell’Assemblea Regionale Siciliana. Il Cga di Palermo aveva disposto la mini tornata elettorale in alcune sezioni dove si sarebbero registrate delle irregolarità che non era possibile verificare a causa della sparizione delle schede elettorali e dei registri dagli uffici del Tribunale di Siracusa dai locali in cui erano depositati. A seguito dell’inchiesta culminata con l’operazione “Sistema Siracusa”, e alle dichiarazioni degli ex avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore, è venuto a galla che a spingere il Cga di Palermo a far svolgere la mini tornata elettorale fossero stati loro due in quanto avevano corrotto sia il presidente che un componente del Collegio giudicante. Gennuso, pur confermando di avere corrisposto l’onorario ad Amara e Calafiore che all’epoca erano i suoi legali, ha sempre detto di non sapere nulla della corruzione dei due giudici del Cga. Due settimane fa il Cga di Palermo ha annullato le due precedenti sentenze per dolosa condotta del giudice e reintegrando Pippo Gianni nella carica di deputato regionale.