La ‘geografia delle restrizioni’ – Tre sfumature di Covid, cosa si può e non si può fare nelle zone proibite

Si tinge sempre più di toni cupi l’Italia . Ultimo giorno prima che scattino le misure più severe anti contagio per la Campania e la Toscana che da domenica 15 novembre si colorano di rosso. E per l’Emilia-Romagna, il Friuli Venezia Giulia e le Marche che si trasferiscono in zona arancione. La ‘geografia delle restrizioni’ del Paese, come era annunciato nelle intenzioni del governo è liquida: continuerà a trasformarsi via via che cambiano le condizioni, cioé i dati epidemiologici trasmessi dalle regioni.

Il regime differenziato in 3 fasce di rischio contagio si decide in base a 21 parametri. La decisione sulle ultime novità, arrivata venerdì, è definitiva dopo la firma dell’ordinanza da parte del ministro della Salute, Roberto Speranza.

Erano in bilico anche Lazio e Sardegna che hanno visto peggiorare la loro situazione epidemiologica ma nel frattempo rimangono in zona gialla insieme a Veneto, Molise e provincia autonoma di Trento. Qui il rischio viene considerato ‘moderato’ e si applicano le misure dell’ultimo dpcm, fatta salva sempre la possibilità di ordinanza più restrittive da parte dei governatori, come accaduto in Emilia-Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia.

Un’ordinanza della Regione Lazio chiude per esempio i grandi magazzini e i mercati nel weekend. Saracinesche abbassate per “tutte le grandi strutture di vendita nei giorni festivi e indipendentemente dalla tipologia di attività svolta, salvo le attivita’ dirette alla vendita di soli generi alimentari, le farmacie, parafarmacie, tabaccherie ed edicole” si legge. Inoltre, nei giorni festivi sono chiuse le attività di commercio al dettaglio nei mercati con la sola eccezione delle attività dirette alla vendita di generi alimentari; “sono altresì chiusi i mercatini degli hobbisti ei mercatini per la vendita o esposizione di proprie opere d’arte ed opere dell’ingegno a carattere creativo e similari”.

La mappa del contagio in Italia al momento si presenta così: in zona rossa troviamo Campania, Toscana, Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, Calabria , provincia autonoma dell’Alto Adige. In zona arancione Emilia-Romagna, Marche, Friuli Venezia Giulia, Sicilia, Basilicata, Puglia, Abruzzo, Umbria, Toscana, Liguria. E in zona gialla Veneto, Lazio, Sardegna, Molise, provincia autonoma di Trento.

Nelle zone gialle si applica la didattica a distanza per le scuole superiori, resta il divieto di uscita da casa dalle 22 alle 5, stop per musei, Chiusura i centri commerciali nel weekend, chiusura totale per sale bingo e centri scommesse. Inoltre, vengono sospesi i concorsi, viene fortemente raccomandato lo smart working e la capienza massima per i trasporti locali, dagli autobus ai treni regionali, scende al 50%.

Per le regioni nelle zone arancioni e rosse, dove si parla rispettivamente di rischio moderato e di grave criticità, si applicano ordinanze ad hoc del ministero della salute. In quella arancione sono previste tutte le limitazioni delle zona gialla, con interventi lievemente meno restrittivi rispetto alla zona rossa. Questa è la più rigida dove chiudono tutti i negozi ad eccezione di librerie, fiori, computer ed elettronica, articoli sportivi, biciclette, concessionarie di auto e moto, i negozi che vendono prodotti per la pulizia, i ferramenta, i negozi di giocattoli e vestiti per bambini, le edicole, le farmacie, le profumerie e le erboristerie.

In generale, tutti i negozi alimentari e i supermercati, oltre a quelli che vendono e di prima necessità, dalla biancheria al sapone, continuano a essere aperti. Oltre alle lavanderie e tintorie, rimangono aperti anche i parrucchieri e i barbieri. Restano aperte anche industrie, artigianato, edilizia. Per quanto riguarda la ristorazione, invece, è consentita solo la consegna a domicilio.

Il governo vede uno spiraglio nel tasso dei contagi in lieve calo, nell’indice Rt nazionale calcolato sui casi sintomatici che si sta abbassando da 1,81 a 1,43 allontanando lo spettro di un lockdown più rigido e che arrivi fino a Natale. Nell’ultimo monitoraggio gli esperti spiegavano che sebbene gli ospedali siano in forte affanno, l’epidemia mostra una lieve riduzione nella trasmissibilità rispetto alla settimana precedente che potrebbe essere un segnale precoce di impatto delle misure di mitigazione introdotte un livello nazionale e regionale dal 14 ottobre scorso.

Se questo andamento sarà confermato nelle prossime settimane si vedrà. Al momento nessuno si sbilancia sulle misure future e su quanto dureranno i vari lockdown soft e meno soft: parlano i dati. Secondo il dpcm firmato dal premier Giuseppe Conte firmato il 3 novembre e in vigore dal 6 novembre che prevedeva la divisione dell’Italia in zone i provvedimenti saranno valutati su base settimanale, e avranno durata minima di 15 giorni, comunque non oltre il 3 dicembre.

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