Lo scrittore Cesare Vitali mi ha inviato la sua ultima fatica “Il dolce segreto”.

Mi aveva informato che il romanzo aveva attinenze con la guerra, con l’ebraismo, ma non potevo capirne subito il nesso. Ho praticamente divorato le 150 pagine in due pomeriggi accaldati, nei quali sentivo poca voglia di continuare a lavorare e volevo riposarmi, oserei dire “godermela” tornando finalmente a leggere ed a sorseggiare qualcosa, nella terrazza di casa.

Volevo estraniarmi dal mondo consueto e riflettere su di me: succede di tanto in tanto, quando ci si vuole fermare e fare un lungo e profondo respiro.

Mi sono trovato immerso nella scrittura di Cesare e ho abbandonato le idee inizialmente prese. Non mi sono distratto ed ho vissuto gli attimi più o meno lunghi che caratterizzano la storia del protagonista bambino, che riga dopo riga diventa uomo.

Ne “Il dolce segreto” si parla di amore, di vita, di sofferenze, di razzismo, di fuga costante da sé e dagli altri. Vengono narrate e talvolta precisamente analizzate, scelte ed occasioni spesso purtroppo dettate dall’esterno, voglie e volontà, inseguimenti e fughe. “Destino” è l’ultima parola della controcopertina ed è su questa che si basano le vite ed i pensieri delle personalità narrate.

Vi sono anche delle pagine “spinte” ma non si avvicinano mai e ripeto mai, allo scandalo, alla volgarità, pur celando alcune dei contenuti erotici. Come le altre, anche queste pagine sono scritte con una tale delicatezza che si potrebbe sostenere che la “penna” dell’autore sia scivolata sui fogli. Preferisco pensare al Vitali che scrive a mano e non sulla tastiera di un pc, perché – specialmente in questo libro – la carta ha ancora il suo dolce sapore e si percorre ogni pagina non vedendo l’ora di arrivare in fondo ad essa, per girare alla successiva e scoprire qualcosa di nuovo nella storia che si sta leggendo.

Davide deve allontanarsi dalla sua città, fuggire in Svizzera, seguire il resto della famiglia lontano dalla barbarie delle Leggi razziali del 1938. Il lettore resta sgomento e teme un capovolgimento della trama. Effettivamente i cambiamenti sono pesanti macigni, ma la storia di un uomo resta la sua, sebbene il torto abbia influito negativamente su migliaia di vite.

Non scriverò null’altro sulla trama del libro, non ho intenzione di svelarne i contenuti, tranne che uno, che avrei preferito chiamare banale, ma che un mondo ancora calcificato su criteri ossessivo-compulsivi, rende di vitale importanza.

Mi vedo costretto a parlare in chiave personale. Da sempre mi batto per ogni sorta di libertà e pensiero positivo: oggi dichiaro che sia un emerito ritorno al medioevo, la decisione della Corte Suprema statunitense riguardo all’abolizione di una legge del 1973, in quanto consentire l’aborto non significa renderlo un contraccettivo, bensì il voler dare ad una donna – magari di soli dieci anni – ed ai suoi genitori, la libertà di decidere se portare avanti il “frutto” di una violenza carnale, di uno scempio subito da un piccolo corpo innocente.

Significa anche voler che sui treni a lunga percorrenza vi sia un vagone fumatori, dove chi vuole vi si reca; significa permettere ad ognuno di scegliere il colore da indossare, la squadra da tifare; significa voler togliere quel rombo messo – per accontentare gli arabi – al posto della Stella di David per contrassegnare la sanità israeliana accanto alla Croce ed alla Mezzaluna rosse. Significa dare piena libertà su quale persona si desideri amare e da cui magari esserne corrisposti.

E tutto questo non vuol dire che io sia un fumatore, un razzista, uno che mangia i bambini (pur essendo ebreo: vedi credenze religiose pseudo cristiane), uno che commette violenza, oppure un omosessuale: vuol solo dire credere che la libertà sia il dono più bello assieme alla vita, ovviamente quando la libertà di alcuni non opprime quella di altri. Vi assicuro che nessuna di quelle citate prima mi provoca il mal di pancia, bensì coloro che le vietano, le negano, che pensano in modo negativo e che quasi sicuramente si concedono loro qualche atrocità, in questi casi – alla Molière – mi si rigira la bile.

L’amore e le esperienze di Simone sono tutte protese verso persone del proprio sesso, ma descritte in modo così puro – ed aggiungo “come deve sempre essere agli occhi di tutti” – che non solo non danno fastidio ma si supportano, per quanto la vita del protagonista entra sicuramente nella simpatia di ogni lettore. Ebbene, reputo che questo sia grazie alla sapiente mente di Vitali, al suo gusto, al suo modo di scrivere che scorre come una biro. Anche gli attimi più intimi della vita di Simone stimolano il sorriso. Viene letto solo un innocente amore tra due persone dove non se ne distinguono i sessi, benché vengano ampliamente introdotti i personaggi di tale o tale altra scena. Il pensiero del lettore scivola come se vedesse la propria persona legata ad un’altra, siano esse ragazzi o ragazze, uomini o donne. Qui sta la libertà di spirito che si coglie nell’intero romanzo, qui sta la spiegazione della libertà individuale, che non arreca danno a quella altrui, ma che anzi vorrebbe far del bene agli uni ed alle altre.

Diceva Seneca: “Non è libero chi è schiavo del proprio corpo”.

Cesare Vitali

“Il dolce segreto”

Univers Edizioni 2022

EAN: 9791280054364

€ 15,00

Cesare Vitali, nato a Pavia, è stato insegnante di Lettere nelle scuole secondarie.

Attualmente è docente di Storia del melodramma all’Unitre di Pavia ed è direttore artistico del Circolo Pavia Lirica.

Ha al suo attivo due libri, “Io e tu” e “Il cacciatore nel bosco”.


Alan Davìd Baumann

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