Caso Eligia Ardita: spunterebbero nuovi elementi sulla scena del crimine

Potrebbero profilarsi nuovi elementi sul caso di Eligia Ardita, l’infermiera siracusana che secondo la Corte d’Assise sarebbe stata uccisa dal marito Christian Leonardi la sera del 19 gennaio 2015. A distanza di 4 anni da quel fatto per il quale Leonardi è stato condannato alla pena dell’ergastolo, sulla scrivania degli inquirenti sono arrivati altri documenti che aprirebbero nuovi scenari ipotizzando il coinvolgimento di altre persone nel tentativo di confondere le acque e altro ancora. Novità che emergerebbero dopo il deposito delle motivazioni della sentenza di condanna al carcere a vita, inflitta dalla Corte d’assise di Siracusa a carico di Christian Leonardi. Nelle oltre 150 pagine di cui si compone la motivazione della sentenza, i giudici scrivono che “è indubbio che l’aggressione dio cui è stata vittima Eligia Ardita per le modalità, la reiterazione dei colpi, il coefficiente di furia cieca che suggerisce (basti pensare al protratto soffocamento con la mano tale da determinare l’asfissia e la morte della vittima), porta il sigillo del dolo d’impeto che ha caratterizzato la potente e letale condotta omicida (…) Non va sottaciuto che la successiva messa in scena, artatamente creata dall’imputato per simulare un improvviso malore della moglie mentre si trovava a letto postula un’assoluta lucidità e capacità di pianificazione, espressione di una personalità raziocinante, fredda e calcolatrice che, pur di garantire a se l’impunità, ha sacrificato anche la vita innocente del feto che la moglie portava in grembo e che, con elevato grado di probabilità, si sarebbe potuto salvare se l’imputato, anziché dedicarsi alacremente a cancellare le tracce dell’efferato delitto, avesse richiesto tempestivamente l’intervento del 118 subito dopo la perdita di coscienza da parte della moglie”.

Nella ricostruzione dell’omicidio di Eligia Ardita fatta dalla Corte d’Assise, si legge: “Dopo cena, i genitori di Eligia erano andati via, intorno alle 21.30, ed Eligia era rimasta a casa con il marito. Quando questi le aveva detto di voler uscire per andare a giocare alla sala Bingo, Eligia si era opposta, scatenando nel marito un’improvvisa e violenta reazione mentre entrambi si trovavano nel soggiorno. Poiché Eligia urlava, il Leonardi, per zittirla, le aveva messo le mani sulla bocca e sul volto e l’aveva spinta violentemente contro i il muro per immobilizzarla, verisimilmente cagionandole le multiple lesioni al capo rilevate in sede di autopsia. Mentre la teneva ferma e addossata al muro continuando a comprimerle il volto e la bocca con le mani per impedirle di parlare, Eligia aveva cominciato a vomitare, rigurgitando parte del cibo sulla parete nonché indosso ad entrambi, sprecando le pareti e il pavimento del soggiorno e contestualmente inalandone una cospicua quantità; nonostante ciò, il Leonardi continuava a tenerla bloccata. Quando infine Eligia crollava a terra, ormai priva di conoscenza, il Leonardi si rendeva contro di avere commesso qualcosa di irreparabile e dopo avere riflettuto sul da farsi, decideva di mettere la moglie sul letto e di fare sparire ogni traccia cambiandole i vestiti sporchi, pulendo le tracce di vomito sparse lungo le pareti del soggiorno e un po’ per tutta la casa, dopodiché provvedeva a chiamare il 118 e successivamente i suoceri”.

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