Covid, Giovanni Guarneri: “A pagare il conto siamo solo noi ruistoratori”

Si legge indignazione sul volto dei ristoratori siracusani su cui è arrivata come una mazzata l’ultimo Dpcm che dispone la chiusura dei ristoranti alle 18. Sott’accusa è il provvedimento di chiusura indiscriminata di tutti i locali pubblici di ristorazione. “Non comprendiamo perché – dice il noto chef siracusano, Giovanni Guarneri – sia sempre la stessa categoria a pagare il conto. Il mio riferimento è a quei ristoratori che hanno accettato di fare investimenti per adeguare i propri locali a tutte le misure anticovid. Abbiamo dotato il personale di mascherine, ridotto il numero dei tabvoli per garantire il distanziamento sociale, ci siamo sobbarcati delle spese per l’inattività della primavera, e adesso ci impongono di chiudere nuovamente. Tutto è giustificabile se ci saranno ristori adeguati, casse integrazioni accettabili, erogate soprattutto in tempi ragionevoli”.

Guarneri prova a tracciare un quadro quanto più aderente alla realtà: “E’ stato durissimo superare il lockdown di primavera. L’estate ci ha aiutato e adesso si ricomincia. Possiamo citare decine d’incongruenze dell’ultimo decreto del presidente del consiglio dei ministri e affermare con certezza che nei ristoranti si rispettano tutte le norme e probabilmente sono più sicuri del pronto soccorso di un ospedale. La verità è che si sia fatto un unico calderone della ristorazione, quando sarebbe stato opportuno considerare le tante tipologie. Ristoranti come il mio, non ha bisogno di fare nottate, noi chiudiamo alle 22.30; cosa ben diversa per altri locali che avranno le loro giuste ragioni di operare in orari notturni. E poi, bisognerebbe distinguere tra città e città, sentire il parere dei sindaci, dei presidenti delle regioni per capire se e quali siano i reali problemi locali. Se quest’estate la movida è stata incontrollabile, è certamente colpa di chi doveva controllare non di noi ristoratori”.

Lo chef Guarneri non fa mistero delle perdite accusate dal suo ristorante: “Siamo oltre il 50% dall’inizio del lockdown ma le perdite saliranno ancora se si continua di questo passo. Chiudere così è pesante anche perché ognuno di noi in media ha sospeso circa 4mila euro per garantire strumenti sanificazione prodotti, oltre 4mila euro. Chiederemo al prefetto, unico interlocutore possibile, di farsi portavoce delle nostre problematiche”.

F. N.

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