La mafia cambia pelle e si riorganizza, ma con certi politici restano “amici”

Si pensa che dopo la morte di Totò Riina e degli altri suoi compari corleonesi la mafia stragista, almeno in teoria, si sia ridimensionata. Ma il vecchio quanto valido fenomeno della mafia nella forma organizzata ritorna più potente e pericolosa di prima, in questa nostra moderna società corrotta quasi a tappeto. Lo Stato con nuove leggi sul controllo dei flussi di denaro tenta di arginare il fenomeno criminale, ma le organizzazioni delinquenziali si riorganizzano. È quello degli affari in apparenza leciti, attraverso prestanome messi a capo di aziende e società pulite. In primis troviamo le infiltrazioni negli appalti pubblici, o delle imprese edili nel campo delle ristrutturazioni collegate, di solito a studi di avvocati e commercialisti che rappresentano il principale canale per recuperare risorse da parte della nuova strategia criminale. Sentenze pilotate, processi aggiustati, espropri di terreni, appartamenti, società, con inganni e raggiri giuridici, truffe nella pubblica amministrazione, raccomandazioni a pagamento in cui menti raffinati travestiti da rispettabili liberi professionisti chiamati un tempo faccendieri, ora “facilitatori”, i nuovi colletti bianchi, si sono organizzate per controllare le istituzioni dello Stato, che non si può più definire, “democratico”.

Per rimanere nel nostro brodo locale, dopo lo scardinamento di sodalizi criminali creato da vecchi colletti bianchi di cui, secondo fonti giudiziari qualificati, sarebbero rimasti ancora tanti lati oscuri, nella provincia di Siracusa rimane il sospetto che siano numerosi i contatti tra i “facilitatori” con i galloni delegati da menti raffinati in connubio con la politica a più livelli istituzionali. Anche se non si può parlare di mafia nel termine con cui lo stereotipo collettivo definisce il fenomeno, estirpare la mafia, meglio dire il modo di pensare mafioso, è difficile se non impossibile perché fa parte della struttura sociale e culturale del popolo siciliano, come la ’ndrangheta lo è per quello calabrese e la camorra di quello napoletano. Nel tempo il legame tra politica e mafia è divenuto un aspetto essenziale del controllo e della gestione di appalti e dei fondi pubblici. Sfruttando la leva di complicità e omertà, in molti territori dell’Italia corrotta le scelte politiche avvengono spesso per convenienze “mafiose”.

Sono migliaia i casi di consulenti nominati senza alcun motivo, ruolo o necessità, di appalti pilotati in favore di società controllate da appartenenti alla mafia, o da delinquenti abituali, di speculazioni legati ai piani regolatori comunali, di leggi regionali a favore di talune categorie e via così fino a fondo pagina. Per questo motivo sono sorte alcune leggi antimafia volte a limitare le collusioni, queste leggi provocano ogni anno lo scioglimento di diversi consigli comunali sparsi nel territorio Italiano per infiltrazione mafiosa, ma sono state superate dalla nuova strategia dettata dalla corruzione dilagante. Fatta la legge, trovato l’inganno. L’infiltrazione mafiosa avviene grazie al consenso dei cittadini ignari, sfruttando la leva della disoccupazione e della necessità. In molte aree è tacitamente sfruttato il voto di scambio, senza un’apparente mobilitazione da parte dello Stato, e il territorio siracusano non è immune da questo fenomeno latente.

Il quadro delle presenze criminali mafiose e dei loro collegamenti è più che preoccupante. E accanto alle forme criminali estreme, collegate con le associazioni principi, vi è una criminalità locale meno pubblicizzata e conosciuta la quale, tuttavia, è forte e attiva e rivendica una propria autonomia, una propria soggettività, una capacità operativa con settori d’intervento a ventaglio.

Un pericolo che avanza in silenzio e che a volte non si vuole vedere. La cultura istituzionale parte dal concetto che è l’uomo, il pericolo e non la sua attività. Spesso i tentativi di penetrazione sono molto subdoli, invisibili, e per questo occorre vigilare con la regolare denuncia e tangibilità verso il grave problema sociale, politico, economico.

La mafia è molto attiva in territori nei quali circolano flussi enormi di denaro, possibilità d’investimento e della depurazione del denaro sporco, di coperture, di mimetizzazione dei movimenti con allo sfondo il crimine organizzato, perché effettivamente è nel ricco e florido mondo degli appalti pubblici che la mafia fa i suoi soldi, gli affari, con una copertura a prova di bomba tra connubi, silenzi e omissioni.

Concetto Alota

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