Archiviazione Csm e i legami tra Veleni in Procura, Attacco alla Procura e Oro Blu

“Si sa che gli avvocati hanno strappato a riluttanti giurie trionfanti verdetti di non colpevolezza per i loro clienti anche quando questi clienti, come spesso accade, erano chiaramente e indiscutibilmente innocenti”. Così, Oscar Wilde.

Tutti i cittadini “sono eguali davanti alla legge”: è quanto sancisce la nostra Costituzione. Tante persone però hanno il sospetto che alcuni siano al di sopra (o al di fuori) della legalità.

Siracusa è stata colpita da una valanga di fango, in un groviglio di giochi al massacro: Veleni in Procura, Attacco alla Procura e Sistema Siracusa. Per i primi due si è trattato di una situazione alquanto facile da capire, ma non da giustificare. Nei fatti pratici, un gruppo viene attaccato e l’altro si difende come può. Ed è in questa contrapposizione che si differenziano dal Sistema Siracusa che viene fuori per ultimo, per l’insistenza di un gruppo di magistrati in forza alla Procura di Siracusa, oltre alle denunce di avvocati e uomini della politica.

In siffatta condizione, la verità si è trasformata in negazione. Nei primi due “romanzi”, si è visto la differente potenzialità di potere. Magistrati contro la politica e viceversa con risvolti che hanno preso strade diverse, pur rimanendo legati. Per Veleni in Procura e Attacco alla Procura, rimane in sospeso ancora in primo grado il processo “Oro Blu”, che si trasforma in una sorta di navigazione giudiziaria solitaria in un mare in tempesta fuori dal porto delle nebbie, l’unico che si sta svolgendo a Siracusa e che “soffre” dell’isolamento, rimanendo fuori dalla logica che prendono gli altri procedimenti giudiziari istruiti dalla Procura di Messina, tutti legati tra di loro.

Ed ecco che la giustizia, tante volte accusata, si prende la rivincita. Il sostituto procuratore generale, Felice Lima, ha depositato ricorso per Cassazione contro la sentenza con cui il gup del tribunale di Messina, Fabio Pagana, ha applicato la condanna a undici mesi di reclusione in continuazione con una precedente sentenza del giudice del tribunale di Roma, nei confronti di Giuseppe Calafiore, uno dei protagonisti della vicenda giudiziaria Sistema Siracusa.  Per il magistrato della Procura generale di Messina, “stupisce enormemente che la Procura abbia concordato con uno dei principali imputati pene men che simboliche de che il giudice dell’udienza preliminare abbia tenuto legittimo tale patteggiamento”.Parla, poi di oltraggio alla giustizia l’esito di un giudizio per il quale “per reati della enorme gravità di quelli rubricati a carico dell’avvocato Calafiore, siano state comminate le pene” a undici mesi complessive in continuazione.

Il magistrato Lima, nel ricorso, porta ad esempio che lo stesso giudice Pagana “ha comminato la pena di dieci anni di reclusione, ridotti per la scelta del rito, a un ladro che si è impossessato di un’auto che era parcheggiata con le chiavi inserite nel cruscotto, azione che, da furto, è divenuta rapina impropria perché il derubato abbia tentato di fermare il ladro, aggrappandosi all’auto e riportando nel frangente modeste contusioni”.

Tra i capi d’imputazione contestati, il sostituto procuratore generale Lima si sofferma su quello relativo alla dazione di denaro, circa 270 mila euro, che per la Procura di Messina fossero destinati al movimento politico Ala, ma che per lui sarebbero stati consegnati da Calafiore e Amara direttamente a Denis Verdini per intervenire sul Cga nel contenzioso amministrativo della società Open Land che ha colpito nel cuore del Comune di Siracusa, mettendolo in serio pericolo di fallimento.

Corsi e ricorsi storici che ci riportano al settembre del 2012, quando con un fascicolo denominato “Attacco alla Procura”, prendeva corpo un’altra inchiesta giudiziaria. Indagini iniziate nel 2010 per fatti collegati e scaturiti con il fascicolo denominato “Veleni in Procura” e di cui conosciamo le cronache, con fatti e misfatti, con i nomi di attori e registi. Ma tutto è finito in una bolla di sapone, con tanti danni a persone dichiarate innocenti con sentenza. Indagine che inizia con 12 indagati e circa 130 personaggi coinvolti a vario titolo con centinaia di pagine di intercettazioni.

Che cosa succede. A distanza di nove anni dal primo esposto, il Consiglio superiore della magistratura ha emesso un verdetto di archiviazione del procedimento relativo a tre magistrati che hanno svolto servizio alla Procura di Siracusa. La notifica è pervenuta all’ex parlamentare Luigi Foti, estensore di quell’esposto al Csm con nomi, fatti e circostanze tra i rapporti intercorrenti tra magistrati della Procura di Siracusa e alcuni avvocati. L’esposto è del 21 dicembre 2011 e Foti manifestava “preoccupazioni che le contiguità avrebbero potuto fuorviare un’inchiesta di grande rilevanza, attinente al sistema idrico integrato di Siracusa, all’epoca pendente davanti alla Procura”. Quella segnalazione non venne presa in considerazione dal Csm mentre nel febbraio del 2012 scattò la misura cautelare nei confronti di Luigi Foti nell’ambito della vicenda giudiziaria denominata “Oro blu” (il cui processo di primo grado, aggiornato a gennaio, è in fase di conclusione), scattata a seguito della denuncia dell’avvocato Piero Amara, indicato nell’esposto al Csm “come uno dei soggetti contigui ai magistrati” e imputato in bancarotta per distrazione in concorso con i vertici della Sai 8. Da quella vicenda, come si ricorderà, scaturì quella che è passata alla storia come i “Veleni alla Procura di Siracusa”.

A distanza di nove anni, l’on. Foti ha ripreso carta e penna per stilare un nuovo esposto al Csm dolendosi del troppo tempo trascorso per dare seguito al suo precedente esposto. “Mi è stata comunicata – scrive Foti all’organo di autotutela della magistratura – l’archiviazione del procedimento perché un magistrato (Maurizio Musco) è stato radiato dalla magistratura mentre altri due magistrati (Ugo Rossi e Giuseppe Toscano) sono in pensione. È fin troppo evidente la mortificazione nel constatare un così grave e ingiustificabile ritardo con cui un organismo di così grande importanza abbia risposto alle segnalazioni articolate e documentate di un cittadino, senza essere pervenuti ad alcuna valutazione e decisione sul merito, sostanzialmente per il decorso del tempo. Ci si chiede quali siano stati gli incombenti, gli adempimenti e gli accertamenti svolti, che hanno ritardato così tanto l’inchiesta impedendone la decisione?”.

Foti solleva sospetti per il ritardo del Csm a esprimersi sul caso da egli sollevato nel 2011 e perplessità “anche in considerazione delle recenti inchieste che hanno coinvolto alcuni componenti del Csm dalle quali sono emersi inquietanti disfunzioni tali che hanno determinato la radiazione di un magistrato”.

Orbene. Negli ambienti giudiziari di Siracusa, alcuni addetti ai lavori, sostengono che il processo in corso, scaturito dall’indagine “Oro Blu”, è intrinsecamente legato ai Veleni in Procura e Attacco alla Procura e, per iperbole arriva anche a Sistema Siracusa, quindi, per certi aspetti la genesi, la madre di tutte le inchieste, con la differenza che quando si sono istruiti i processi, per legittima suspicione territoriale per il coinvolgimento di alcuni magistrati, presso il tribunale di Messina, quasi tutti assolti gli indagati, non si era ancora scoperto l’esistenza del Sistema Siracusa, almeno nella sua gravità.

L’onorevole Foti reclama la sua anomala posizione, assieme all’ingegnere Giuseppe Marotta, entrambi coinvolti nell’indagine denominata “Oro Blu”e sotto processo presso il tribunale di Siracusa, non ci sta a subire siffatta condizione. E Ancora un volta, con un nuovo circostanziato esposto al Csm, tenta di far riemergere l’obiettività giudiziaria per un caso giudiziario ancora carico di misteri.

Scrive il Csm: “(…) l’archiviazione della pratica n. 716/RE/2011, in quanto il dott. Maurizio Musco non fa più parte dell’Ordine giudiziario, a seguito di rimozione, dal 7 luglio 2020, ed in quanto i dottori Ugo Rossi e Roberto Campisi non fanno più parte dell’Ordine giudiziario, per intervenuto collocamento a riposo (…)”.

“È fin troppo evidente – scrive ancora Foti – la mortificazione nel constatare un così grave e ingiustificabile ritardo con cui un organismo di così grande importanza abbia risposto alle segnalazioni articolate e documentate di un cittadino, senza essere pervenuti ad alcuna valutazione e decisione sul merito, sostanzialmente per il decorso del tempo. Ci si chiede quali siano stati gli incombenti, gli adempimenti e gli accertamenti svolti, che hanno ritardato così tanto l’inchiesta impedendone la decisione”.

Foti nel suo scrivere innalza sospetti per il ritardo del Csm al pronunciamento sul caso che lo stesso aveva sollevato a caldo nel 2011 e dubbiosità “anche in considerazione delle recenti inchieste che hanno coinvolto alcuni componenti del Csm dalle quali sono emersi inquietanti disfunzioni tali che hanno determinato la radiazione di un magistrato”.

Per la cronaca, il plenum del Csm ha archiviato anche gli esposti a suo tempo trasmessi dall’ex dirigente del commissariato di Augusta, Pasquale Alongi, dal direttore del periodico “La Civetta di Minerva”, Franco Oddo, e dall’ex sindaco di Augusta, Massimo Carrubba dell’avvocato Nunzio Perrotta ex vice sindaco e assessore di Augusta, e da Fabrizio Monaco.

Un romanzo criminale che dura da dieci anni, che ha svelato un mondo sommerso di ragnatele e un indissolubile e geniale intreccio; un dramma che rimarrà ancora a lungo nella scena pubblica perché ci sono ancora tanti segreti da scoperchiare.

Concetto Alota

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