Il Csm, il magistrato Musco e i possibili nuovi scenari

La cronaca odierna riporta la notizia sulla decisione della Sezione disciplinare del CSM che ha emesso sentenza (appellabile in Cassazione) per la destituzione dalla magistratura dell’ex Pm di Siracusa Maurizio Musco. Tra le accuse che avevano portato il magistrato davanti al tribunale delle toghe quella di aver violato «consapevolmente e reiteratamente» l’obbligo di astenersi dalla trattazione di un procedimento penale. Il procedimento riguardava familiari e clienti dell’avvocato Pietro Amara, al quale Musco – secondo l’accusa – era legato da un rapporto di amicizia e anche da relazioni economiche. Per il momento non si tratta di una destituzione, ma di una semplice richiesta di trattazione.

Maurizio Musco per il momento rimane in attività presso il Tribunale di Sassari ed ha annunciato (come nel suo diritto, fermando così l’iter della decisione della Disciplinare del Csm) di voler ricorrere in Cassazione, Sezione riunite, subito dopo aver letto le motivazioni della sentenza di destituzione. Secondo l’ex Pm siracusano, non ci sarebbero nuovi motivi validi per ricorrere ad un provvedimento estremo, considerato che la stessa Sezione disciplinare del CSM già nel 2015 aveva istruito il fascicolo con le stesse identiche accuse assolvendolo senza condizioni.

Si tratta di capire perché la disciplinare è ritornata sulla questione e secondo quali nuovi eventuali elementi probatori, capaci di riflettere una nuova istruttoria, quindi una sorta di ripetizione processuale e la conseguente nuova sentenza.

Maurizio Musco, in servizio presso il tribunale di Sassari, è stato “destituito” dalla Commissione Disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura per i suoi rapporti d’amicizia con l’avvocato Piero Amara. Un fatto vecchio, conosciuto, datato. Il provvedimento adottato scavalca i contenuti della sentenza della Corte di Cassazione, a Sezioni riunite, che stabilisce che non implica per il Pubblico Ministero l’obbligo di astensione nei procedimenti penali in cui l’imputato è difeso da un avvocato che intrattiene rapporti d’amicizia con il magistrato titolare delle indagini. Sentenza che ribaltò la questione connessa ai rapporti di amicizia tra un procuratore della Repubblica e un difensore di un cliente che dal Pm è indagato per reati penali. Alla Corte di Cassazione era stato chiesto se il Pubblico Ministero si deve astenere oppure no dal dirigere le indagini quando con il difensore dell’imputato intrattiene dei rapporti di amicizia e di frequentazione.

La precedente Commissione Disciplinare del Csm, in conformità alla sentenza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite, aveva assolto Maurizio Musco dall’imputazione di avere diretto le indagini contro imputati assistiti dall’avvocato Piero Amara con il quale intratteneva stabili rapporti di amicizia. Musco, assistito dal magistrato in pensione, avvocato Marcello Maddalena, è in attesa del deposito delle motivazioni del verdetto della disciplinare del Csm per poter presentare ricorso in Cassazione.

Intanto, Maurizio Musco rimane in forza alla magistratura italiana fino al pronunciamento della Cassazione prevista non prima del mese di settembre.

Le domande ora sono orientate sui motivi che hanno portato la Disciplinare del Csm a rivedere il vecchio “processo”, o se invece si tratta di fatti inediti, nuovi, sviluppati a seguito dei mille rivoli dei filoni d’indagine scattate a seguito della scoperta del Sistema Siracusa e i possibili “allargamenti” a seguito di elementi nuovi che potrebbero aver coinvolto tanti altri nomi ancora sconosciuti. Nel ventaglio delle ipotesi, di cui si parla negli ambienti giudiziari romani, si vocifera che avrebbero costretto ad una nuova strategia giudiziaria difensiva chi si è da sempre sentito danneggiato dall’attività dal gruppo considerato storicamente avversario, formato da imprenditori, magistrati avvocati e faccendieri. Una cosa è certa: la “cacciata” di Maurizio Musco non è arrivata per fatti nuovi, ma ci potrebbero essere sviluppi recenti legati a quei fatti a seguito delle dichiarazioni a 360 gradi che hanno scoperchiato a catena una serie di elementi che hanno formato a sua volta nuovi sviluppi che hanno coinvolto il primo livello della magistratura, della politica e dello Stato italiano. Si è creata, insomma, una frattura che rischia di scoperchiare ancora tanti segreti inquietanti avvolti nel mistero nei palazzi del potere e che ogni giorno ci svelano la logica che la corruzione, paradossalmente, è l’anima della nostra malata democrazia.

Concetto Alota  

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