L’opinione – di Concetto Alota –
Con una nota diffusa qualche ora fa, Lukoil ha voluto ricordare che fin dal suo arrivo in Italia, ha cercato di essere parte della comunità locale e del Paese nel suo complesso, e che ha sempre mantenuto relazioni amichevoli con i suoi vicini e i partner di business. Verità confermata dagli eventi e dai comportamenti.
Scrive Lukoil tra le altre cose: “Abbiamo quindi selezionato con cura il nuovo acquirente per garantire il mantenimento dei posti e delle condizioni di lavoro di oltre 1.000 dipendenti Isab e di diverse migliaia di appaltatori. Contiamo che il nuovo proprietario garantisca la continuità dei processi aziendali, della cultura sociale e della sicurezza dell’impianto e che porti avanti la tradizione di gestione responsabile e di sviluppo dell’impresa fondata da Lukoil. Non diciamo addio all’Italia per sempre, ma vi diciamo: arrivederci a tempi migliori!“
La bellissima lettera di saluto e un arrivederci da parte di Lukoil, non garantisce la volontà della nuova proprietà delle raffinerie di Priolo e Melilli. Lukoil, ha dichiarato giorni fa di aver raggiunto un accordo per vendere la raffineria di petrolio Isab in Sicilia a Goi Energy, che a sua volta ha stretto una partnership con il trader internazionale Trafigura.
E ancora. “L’acquisizione da parte di Goi Energy, che costituisce una delle più importanti operazioni nel settore energetico europeo, assicura la continuità operativa della raffineria (Isab), un tema di importanza cruciale per l’economia italiana a livello nazionale e per l’economia locale della Sicilia. Con un profondo impatto positivo sulla comunità locale, l’accordo salvaguarda i posti di lavoro nella raffineria e promuove la salute e la sicurezza nell’ambiente di lavoro”.
Anche in tal senso, di fatto, nessuna garanzia a lungo termine. Si aspetta con ansia l’incontro a Roma convocato dal ministro Adolfo Urso fissato per il 23 maggio prossimo un tavolo dedicato, dopo la vendita della Lukoil, per ulteriori approfondimenti sulla situazione delle raffinerie ex Lukoil: i rappresentanti del nuovo Cda Isab-Goi, della Regione Siciliana e delle parti sociali. Ma in merito, negli ambienti industriali, sindacali e politici si vocifera che il “traguardo” è ancora lungo e tortuoso.
Un passaggio, quello della proprietà delle raffinerie Isab, che cambierà di certo il futuro del polo petrolchimico siracusano. In quale direzione: è davvero un terno al lotto. Ecco perché i sindacati chiedono da tempo i progetti e i programmi che la Goi vuole mettere in campo.
Tutte le strade della raffinazione del petrolio, il commercio di idrocarburi e tanti altri prodotti finiti, portano a Trafigura. Il colosso mondiale delle materie prime. Goi Energy, dopo la notizia dell’acquisto della raffineria di Melilli-Priolo, spiega di aver “concordato accordi esclusivi di fornitura e di off take a lungo termine con Trafigura, il maggior commerciante indipendenti di petrolio e prodotti petroliferi al mondo. Gli accordi garantiranno una fornitura sicura di petrolio alla raffineria e un’offerta garantita di prodotti raffinati, oltre a sostenere il fabbisogno di capitale circolante della raffineria”.
Trafigura è un gruppo leader nel settore delle materie prime. Al centro della fornitura globale. Pur senza ottenere una quota di Isab, Trafigura è stata comunque coinvolta nel processo di riorganizzazione della società dopo il passaggio da LuKoil a Goi Energy.
I fatti e le scelte del Governo
La lunga istruttoria nel repertorio del “golden power”, ha portato al via libera, con condizioni, alla vendita della raffineria Isab di Priolo al fondo Goi Energy. Con il decreto del presidente del consiglio dei ministri, il governo ha esercitato i poteri speciali in materia di asset strategici, autorizzando l’operazione con una serie di prescrizioni.
Litasco, società svizzera controllata dai russi di Lukoil, cui fa capo la Isab, stilano un accordo per la cessione a Goi Energy, ramo del settore energetico di Argus New Energy Fund, fondo di private equity di Cipro. Su uno schema articolato il governo, con il comitato per il golden power di Palazzo Chigi e con il ministero delle Imprese e del Made in Italy guidato da Adolfo Urso, ha lavorato per settimane incastrando risposte su dubbi industriali e diplomatici. Questi ultimi, relativi a presunte connessioni con capitali e imprenditori russi, riportato sul Sole 24Ore, sarebbero stati oggetto di valutazioni approfondite, anche in riferimento ai timori dell’intelligence americana per la vicinanza di Priolo alla base di Sigonella, ma non avrebbero trovato conferme concrete. Il governo intende tutelarsi però dal punto di vista delle forniture di petrolio, che dovranno essere pluriennali e tracciate per avere certezza che non arrivino dalla Russia o da altri Paesi sotto sanzione.
Ma, per la cronaca, il nodo dell’istruttoria sarebbe stato rappresentato da Trafigura, trader internazionale di petrolio con il quale Goi Energy ha comunicato al governo di avere un accordo di fornitura di lungo periodo. Il confronto con Trafigura è stato il tassello determinante del ciclo di audizioni che il governo ha concluso il 4 aprile scorso. Goi Energy aveva reso noto all’Esecutivo che l’intesa con Trafigura, gruppo internazionale con quartiere generale tra Ginevra e Singapore, dovrà assicurare una fornitura sicura di petrolio alla raffineria ma anche sostenere il fabbisogno di capitale circolante.
Palazzo Chigi e il ministero delle Imprese avrebbero ottenuto su questo punto garanzie sull’origine della materia prima. Un passaggio che ha anche un chiaro significato diplomatico. Mentre sotto il profilo industriale, da quanto trapela, il Dpcm dovrebbe intervenire imponendo rassicurazioni sul mantenimento dei livelli occupazionali dell’impianto in provincia di Siracusa, per chiarire gli aspetti e le richieste dei sindacati dei lavoratori.
C’è poi la difesa dell’ambiente. I limiti di scarico trovano una formula adeguata che dovrebbe rassicurare il governo. Garanzie precise dovrebbero riguardare anche l’uso della depurazione. Con un Dpcm, il governo ha dichiarato il complesso degli stabilimenti di proprietà dell’Isab di interesse strategico nazionale e ha riconosciuto come beni strumentali allo stabilimento industriale gli impianti di depurazione di Priolo e Melilli, perché infrastrutture necessarie ad assicurare la continuità produttiva. Un successivo decreto interministeriale, sulle Imprese italiane, di concerto con il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, ha collegato i limiti per la messa a norma degli impianti con le esigenze di continuità dell’attività produttiva e di salvaguardia dell’occupazione.