Inquinamento: Esso e Isab depositano gli aggiornamenti degli impianti

Mentre i miasmi nel polo petrolchimico si sono moltiplicati, Esso Italia e l’Isab-Lukoil hanno depositato nel tempo utile stabilito per il 24 ottobre le dichiarazioni di osservanza degli aggiornamenti degli impianti, così come prescritto dal Gip del tribunale aretuseo, su richiesta della Procura di Siracusa. Comportamento che stride con la logica dei fatti, in una sorta di predicare bene e razzolare male. Infatti, i miasmi e la puzza di gas di origine industriale che si sono registrati nei giorni scorsi nei comuni che insistono nel raggio del petrolchimico siracusano, conferma l’impossibilità di attenuare la puzza, riaccendendo più forti di prima i riflettori sul grave fenomeno inquinamento selvaggio che colpisce fin dentro le stanze da letto i residenti costretti a chiudere le finestre di notte per non soffocare; bambini, malati e anziani compresi, tutto nell’indifferenza generale delle istituzioni a tutti i livelli.

Nel mese di settembre 2017 la Procura della Repubblica di Siracusa chiude il primo round dell’inchiesta sull’inquinamento nel polo petrolchimico siracusano, spiegando i vari passaggi della complessa indagine e le tappe obbligate da seguire. Dopo avere ottenuto in data 27 giugno 2017 dal Gip presso il Tribunale di Siracusa, Michele Consiglio, su conforme richiesta del pool di magistrati coordinati dal Procuratore Capo Francesco Paolo Giordano, sostituti procuratori Brianese, Di Mauro e Lucignani, il sequestro preventivo degli stabilimenti Raffineria Esso di Augusta, Isab Nord e Isab Sud di Priolo, con la contestuale autorizzazione alle restituzione degli stessi subordinatamente all’adempimento di alcune prescrizioni, indicate, con apposito provvedimento per ciascuna delle aziende coinvolte, il procedimento esecutivo del sequestro è pervenuto ad un’ulteriore tappa, con la fissazione dei termini per la presentazione del cronoprogramma e delle garanzie richieste. Infatti, entrambe le società coinvolte hanno depositato una nota di accettazione delle prescrizioni e la società. Le società proprietarie degli stabilimenti in sequestro, infatti, avevano 90 giorni di tempo (scadenza per il 24 ottobre) per la presentazione dei progetti e dodici mesi per la realizzazione delle opere richieste, lavori strutturali che dovranno portare ad una significativa riduzione delle emissioni odorigene.

Alle due raffinerie coinvolte è stato infatti prescritto, quale condizione per la prosecuzione dell’esercizio, di provvedere alla copertura delle vasche di trattamento delle acque reflue industriali e a monitoraggio e miglioramento delle coperture dei serbatoi, nonché al completamento della realizzazione degli impianti di recupero vapori ai pontili di carico e scarico. Sono state prescritti, altresì, ulteriori adempimenti relativi a torce, camini e monitoraggio delle emissioni.

Le  prescrizioni sono le seguenti:

1) Riduzione delle emissioni provenienti dai rispettivi impianti:

1.a) Copertura delle vasche costituenti l’impianto di trattamento acque per entrambe le Raffinerie; i Gestori dovranno proporre un progetto completo di cronoprogramma attuativo per la realizzazione, che non dovrà comunque eccedere una durata massima di 12 mesi, con garanzia fideiussoria pari al costo delle opere da attuare ed alla loro messa in esercizio che sarà documentata dal Gestore entro 90 giorni;

1.b) Monitoraggio del tetto di tutti i serbatoi contenenti prodotti volatili e/o mantenuti in condizioni di temperatura tali da generare emissioni diffuse (quali ad es. grezzo, benzine, virgin naphta, bitume ecc.) per la verifica della presenza e della funzionalità di presidi atti a limitare l’emissione in atmosfera di vapori provenienti dagli stoccaggi (quali ad es. calze di contenimento sulle teste di supporti dei tetti galleggianti, guaine di contenimento sui tubi guida e sui tubi di calma dei tetti galleggianti ecc.); tale monitoraggio, con redazione di una specifica relazione che includa documentazione fotografica di ogni serbatoio controllato, dovrà essere completato entro 60 giorni; la relazione tecnica dovrà contenere anche un cronoprogramma attuativo per la realizzazione di tali sistemi, ove non presenti, ovvero per il loro ripristino, laddove non funzionanti, che non dovrà comunque eccedere una durata massima di 12 mesi, con garanzia fideiussoria pari al costo delle opere da attuare ed alla loro messa in esercizio che sarà documentata dal Gestore entro 90 giorni.

1.c) Realizzazione e messa in esercizio di impianti di recupero vapori ai pontili di carico e scarico di Isab e di Esso: i gestori dovranno proporre entro 90 giorni un progetto completo di cronoprogramma attuativo per la realizzazione, qualora non ancora completata, e per la messa in esercizio, qualora non ancora effettiva, dei predetti impianti VRU-N, che non dovrà comunque avere una durata superiore ai 12 mesi, con garanzia fideiussoria pari al costo delle opere da attuare ed alla loro messa in esercizio che sarà documentata dai Gestori trasmettendo la relativa documentazione entro 90 giorni. Riguardo al monitoraggio del funzionamento degli impianti di recupero vapori i gestori, oltre ad ottemperare a quanto previsto in AIA, dovranno provvedere alla misura e registrazione della portata dei vapori inviata ad ogni impianto di recupero registrando anche le informazioni relative alla corrispondente nave collegata, al prodotto movimentato e alla durata dell’operazione.

2) Adeguamento dei sistemi di monitoraggio delle emissioni comprese nella bolla

2.a) Adozione di procedure periodiche di verifica dei sistemi monitoraggio in continuo confrontando i valori derivanti dalle misura in discontinuo con le contemporanee misure in continuo in modo tale da assicurare il rispetto di quanto indicato dalla norma UNI EN 14181; i Gestori dovranno proporre un cronogramma attuativo per la realizzazione, che non dovrà comunque eccedere una durata massima di 12 mesi, con garanzia fideiussoria pari al costo delle opere da attuare ed alla loro messa in esercizio che dovrà essere provata dai Gestori entro 90 giorni;

2.b) messa a disposizione dei dati registrati dei sistemi di monitoraggio in continuo per via telematica all’ARPA DAP di Siracusa;

2.c) adozione di modalità di autocontrollo (sia per i monitoraggi discontinui che per i sistemi di monitoraggio in continuo) tali da rendere i medesimi idonei per la verifica di conformità ai valori limite di emissione per i punti di emissioni rientranti nel campo di applicazione delle norme; dovranno pertanto rendere disponibili i dati emissivi nella forma e con la base temporale idonea alla verifica del rispetto di tali valori limite;

2.d) gli eventuali superamenti dovranno essere affrontati in analogia a quanto definito nell’AIA vigente per gli altri superamenti dei valori.

Pertantoi Gestori dovranno proporre un cronogramma attuativo per la realizzazione di quanto sopra, che non dovrà comunque eccedere:

– per i sistemi di monitoraggio in continuo esistenti, i tre mesi,

– per i nuovi sistemi di monitoraggio in continuo, i 12 mesi,

– per le campagne di monitoraggio periodico, i 30 giorni, con garanzia fideiussoria pari al costo delle opere da attuare ed alla loro messa in esercizio che dovrà essere documentata dal Gestore entro i 90 giorni. Quanto all’ostensione dei dati degli autocontrolli realizzati, essi dovranno essere resi disponibili in continuo per via telematica all’ARPA DAP di Siracusa.

Tutto ciò sarà controllato dai consulenti tecnici della Procura, dott. Mauro Sanna, ing. Nazzareno Santilli e dott. Rino Felici. Gli stessi che ora dovranno stabilire se le prescrizioni sono confacenti a quanto ordinato dal Gip, per stabilire il dissequestro degli impianti. Sono invece finora otto gli indagati che dovranno rispondere, in caso di rinvio a giudizio, di inquinamento ambientale colposo.

In estrema sintesi, se i Gestori rispetteranno il programma, nell’arco di 12 mesi si assisterà ad una drastica riduzione delle emissioni dannose. E se il buon giorno si vede dal mattino, visto la puzza e i miasmi degli ultimi mesi, non cambierà proprio niente.

Ad agosto l’Isab/Lukoil ha comunicato per prima alla Procura di Siracusa di accettare le prescrizioni imposte per la riduzione di emissioni, e dichiara in una nota di “accettare il programma di interventi secondo le scadenza previste nel decreto di sequestro, preservando la piena operatività della raffineria”. A settembre anche la Esso accetta le prescrizioni della Procura.

C’è da registrare che in merito all’inchiesta negli ambienti giudiziari siracusani si parla già da qualche mese di alcune negligenze registrate nell’applicazione degli impegni presi dalle industrie incriminate, e per la verità si parlerebbe di una sola delle due, senza specificare chi; di criticità si parla anche per l’Ias; ma in Procura con il trambusto creato dal trasferimento del procuratore capo, alle domande rispondono con un laconico: “Stiamo lavorando”.

Le aree del petrolchimico siracusano, di Gela e di Milazzo, sono le zone più inquinate della Sicilia. A casa nostra, così come nelle altre zone, tra i responsabili della devastazione del territorio dei comuni di Siracusa, Priolo, Melilli e Augusta, compresi in maniera minore le zone di Villasmundo, Lentini e Carlentini, ci sono le industrie della chimica e della raffinazione. Le bonifiche promesse potevano essere il lavoro per un numero indefinito di addetti e per i prossimi 7/10 anni.

Concetto Alota

Comments

comments

By wltv

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Related Posts

No widgets found. Go to Widget page and add the widget in Offcanvas Sidebar Widget Area.
× Segnala