Siracusa – Climatizzatore guasto al tribunale, la protesta dei magistrati

“Chi se lo sarebbe mai aspettato che il sistema di condizionamento dell’aria non avesse funzionato?”. Inizia con quest’ironico interrogativo la lettera che il presidente della sottosezione siracusana dell’associazione nazionale magistrati, Andrea Migneco, e il segretario Gaetano Bono, hanno trasmesso, tra gli altri, al ministro della Giustizia, Marta Cartabia. Una missiva che pone l’attenzione sui disagi che in questi giorni di gran caldo, stanno vivendo gli operatori della giustizia al palazzo di viale Santa Panagia, dove non funziona a sufficienza l’impianto di climatizzazione e l’impresa sta trovando difficoltà a rimetterlo in funzione.

“La sfortuna sembra essersi accanita sul nostro Tribunale – scrivono i due magistrati con amarezza – perché all’insolito caldo estivo si è aggiunto un evento altrettanti insolito: ossia il guasto del sistema di condizionamento dell’aria. Un evento del tutto imprevisto ed imprevedibile, visto che lo scorso anno i condizionatori sono stati riattivati (sempre in ritardo) solo dopo tanti interventi di rattoppo del tutto precari, del tutto simili a quelli compiuti da qualche anno a questa parte e che, dunque, avrebbero dovuto indurre a verificare per tempo il funzionamento del sistema di condizionamento dell’aria in modo da potere garantire l’efficienza entro l’inizio del mese di giugno. E, comunque, non ci stupiamo di ciò, visto chela stessa cosa è accaduta per la caldaia che, sorprendentemente, non funzionava”.

Migneco e Bono puntano il dito sulla farraginosità dell’iter burocratico e il groviglio di norme che “favorendo l’antica pratica dello scarica-barile, impedisce di risolvere i problemi celermente e favorisce il rimpallo di responsabilità dal Ministero al Tribunale, dal Tribunale alla ditta di manutenzione e così via in ordine sparso”. L’Anm si è fatta interprete del disagio non solo dei magistrati ma di tutto il personale amministrativo, degli avvocati e degli utenti “dell’impossibilità di lavorare con temperature che nelle stanze dei magistrati e nelle aule d’udienza superano costantemente e trenta gradi” e per tale motivo ha raccolto “la legittima aspirazione ad ottenere quel minimo standard di benessere lavorativo che è necessario per potere operare il proprio servizio con dignità ed efficienza”.

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By Redazione

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