I periti del Gip sul caso Ias: “Subito la copertura delle vasche”

Sarà discussa in aula domattina la consulenza tecnica eseguita dai professionisti Fabrizio Martinelli (chimico) e Francesco Pirozzi (ingegnere), Piero Sirini (ingegnere), su incarico del Gip del tribunale di Siracusa, Salvatore Palmeri sul caso Ias. Nelle oltre quattrocento pagine, i consulenti, subentrati ad altri loro colleghi, hanno spiegato di avere condotto tre campagne di indagini dirette, con prelievi eseguiti nei giorni 13 e 14 febbraio 2024, 7 e 8 maggio 2024, 9 e 10 luglio 2024. Le modalità operative di tali campagne sono state sostanzialmente definite nel corso della riunione peritale svoltasi il primo febbraio 2024 presso la sede dell’impianto di depurazione gestito da I.A.S. S.p.A. In particolare, nell’occasione, sulla base degli esiti della seconda ispezione condotta nell’ambito dell’impianto di depurazione, sono state identificate le postazioni in cui eseguire il prelievo dei campioni da sottoporre ad analisi per le matrici acqua reflua, fanghi e aria. in occasione della seconda e della terza campagna di indagini è stato prelevato un ulteriore campione di fango, nel pozzetto che raccoglie la miscela aerata effluente da tutte le unità che compongono la fase di ossidazione biologica e dal quale avviene la relativa ripartizione alle vasche di sedimentazione secondaria.

Per quanto riguarda la quantità di sostanze inquinanti immesse dal depuratore, i consulenti scrivono: “Nel caso specifico dell’impianto di depurazione in esame, la rilevata presenza di idrocarburi nell’aria, ed il relativo impatto odorigeno, sono da ricondurre anche al mancato funzionamento dei sistemi di confinamento, captazione e abbattimento delle emissioni, progettati nel 2001 e potenziati nel 2007, ma mai definitivamente entrati in funzione, e, di fatto, dismessi a partire dal 2012.

Sotto l’aspetto delle sostanze odorigene, la relazione si sofferma sui riscontri del Nose: Nel corso del 2023, nell’ambito dell’AERCA di Siracusa sono state raccolte 5145 segnalazioni di odori da parte di circa 5000 utenti registrati, in massima parte provenienti dai Comune di Augusta (37%) e di Melilli (35%), mentre la percentuale competente al Comune di Priolo è stata del 3%. Nel 61% dei casi, le segnalazioni hanno riguardato la rilevazione di odori di idrocarburi.

Sul funzionamento dell’impianto, i consulenti affermano: “Il ciclo di trattamento dell’impianto di depurazione di Priolo Gargallo risulta non completamente adeguato alla depurazione delle acque reflue industriali prodotte nel polo petrolifero dell9area orientale della Sicilia, presentando un’articolazione più prossima a quella usualmente adottata per la depurazione di reflui civili. Il ciclo, pur dotato di una fase biologica, non prevede, a monte, una fase di flottazione, che rientra tra le soluzioni segnalate dalle BAT concernenti la raffinazione di petrolio e di gas”.

Dal punto di vista funzionale – continuano i periti – va segnalato come l’impianto sia alimentato, da molti anni, da correnti idriche caratterizzate da portate decisamente inferiori (ordine di grandezza, 50%) a quella massima prevista in fase di redazione del progetto dell’impianto. Tale drastica riduzione della portata attenua le possibili ripercussioni legate al cattivo stato in cui versano alcune delle vasche, da molto tempo fuori esercizio. Nonostante le carenze appena evidenziate, le indagini eseguite, da diversi attori, mostrano un effluente depurato con caratteristiche di qualità di norma conformi agli standard ammessi allo scarico dalle disposizioni normative e regolamentari vigenti, anche per i parametri rappresentativi del contenuto di prodotti petroliferi. Ne consegue che i carichi inquinanti immessi nel mare Ionio attraverso la condotta sottomarina sono inferiori a quelli ammissibili. Tale conclusione è corroborata dalle condizioni di non particolare compromissione rilevate a mare, nelle vicinanze del punto di scarico. Sono stati frequentemente rilevati valori non trascurabili, e talvolta elevati, della concentrazione di idrocarburi, in particolare dei composti con maggiore volatilità. Ciò che le misure dimostrano (quelle eseguite in autocontrollo e nei controlli sia di reparto che di enti competenti, ma anche quelle rilevate da altri consulenti di organi giudiziari, oltre che dai sottoscritti), è che la loro concentrazione nel refluo depurato è risultata quasi sempre molto bassa, per cui è escluso che, in quantità significative, siano stati riversati a mare. I dati dimostrano anche loro tenori molto elevati nei fanghi di risulta, con concentrazioni dell9ordine di decine di migliaia di mg per chilogrammo di fango”.

Ed ancora: “Lungo il confine dell’impianto di depurazione di Priolo Gargallo sono state rilevate concentrazioni dei composti inquinanti nell’aria ambiente decisamente inferiori rispetto a quelle misurate nelle zone più interne dello stesso impianto”.

Sulla possibile compromissione dell’acqua e dell’aria, i periti “ritengono che i Grandi Utenti avrebbero dovuto effettuare una gestione più efficiente dei propri impianti di pre-trattamento ed un controllo più stringente delle relative prestazioni, in modo da limitare le situazioni che hanno determinato le cosiddette disconformità, verificatesi in numero decisamente troppo elevato. A loro volta, presso l’impianto di depurazione di Priolo Gargallo sarebbe stato opportuno adeguare in maniera definitiva il sistema costituito dalla copertura delle vasche e dal prelievo e dal trattamento delle emissioni gassose (cosiddetto impianto di deodorizzazione), che seppur realizzato già nel 2003, e oggetto di continui interventi fino al 2012, ha di fatto solo raramente funzionato, con prestazioni peraltro scadenti, prima di essere definitivamente posto fuori esercizio, appunto, nel 2012.

Al quesito del Gip su come possano essere poste in essere da parte dei soggetti responsabili di IAS e di ciascuno dei grandi utenti industriali per ridurre al minimo sostenibile, anche proseguendo le attività produttive, l’impatto inquinante derivante dai reflui immessi nel depuratore, i periti rispondono: “che gli interventi in corso presso gli stabilimenti dei Grandi Utenti potranno certamente contribuire a limitare, ed auspicabilmente annullare, le situazioni anomale che si sostanziano nel superamento, nelle acque reflue, delle concentrazioni ammesse in corrispondenza dei punti di scarico. Analogamente, sarebbe opportuno che presso l’impianto di depurazione di Priolo Gargallo si provvedesse al più presto alla realizzazione di un intervento di copertura delle vasche e di prelievo e trattamento dei flussi gassosi originati dalle superfici delle vasche (…) Sarebbe anche necessario provvedere all’efficientamento delle singole unità di processo, a partire dallo svuotamento della vasca di omogeneizzazione e dalla ristrutturazione delle vasche che versano in condizioni precarie dal punto di vista sia funzionale che strutturale. Maggiori riflessioni andrebbero fatte, invece, in merito all9opportunità di prevedere una nuova fase di flottazione (o, comunque, di una fase specificamente finalizzata alla rimozione degli idrocarburi), la cui utilità andrebbe valutata alla luce degli interventi previsti o in corso presso gli stabilimenti industriali, e la cui eventuale realizzazione andrebbe altresì verificata in relazione alla disponibilità di superficie presso l’impianto”.

Concetto Alota

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By F N

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