Problema siccità nel Nord Italia

Milano, 15 febbraio 2023 – Roberto Perotti (Presidente Ordine Geologi Lombardia) : “Stiamo seguendo con particolare attenzione il rischio siccità in Lombardia.  A fine Gennaio le riserve di acqua, in Lombardia erano di circa il 45% in meno rispetto alla media tra il 2006 e il 2020, il livello dei laghi era inferiore di poco più del 50 % . La problematica dell’ingressione del cuneo salino al delta del Po, che lo scorso anno aveva visto un arretramento di 40 km, quest’anno potrebbe avere maggiori criticità”. “Non condivido la linea dell’allarmismo, piuttosto dell’attenzionismo. Sono trascorse poche settimane da quando l’Ordine e il Rotary Club di Pavia hanno svolto una serata di formazione, o meglio di informazione presso il Collegio Cairoli di Pavia, sul tema della “Crisi climatica e scenari energetici”. In quella occasione si è detto che la crisi climatica è “già qui”, tuttavia si ragionava sui segnali che stanno portando nel lungo periodo alla crisi climatica. Lo scorso anno per esempio, si è registrato qualcosa come 100 giorni di siccità. I modelli climatici che prevedono nel 2100 un aumento della temperatura tra 3° e 5°, parlano anche in tale condizione di periodi di siccità di 300 giorni l’anno. Si parla di simulazioni e proiezioni ovviamente, ma se ci limitiamo a guardare nel breve periodo ciò che ci dovrebbe attenzionare è che la siccità dello scorso anno e la scarsa ricarica invernale dettata da nevicate e piogge, porterà inevitabilmente ad uno stato di allertamento per l’anno in corso”. Lo ha affermato Roberto Perotti, Presidente dell’Ordine dei Geologi della Lombardia. A fine Gennaio un calo di molti indicatori. “Infatti, ARPA Lombardia, l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, ha segnalato alla fine di gennaio un calo di molti indicatori rispetto alla media del periodo. Per esempio le riserve di acqua in Lombardia erano di circa il 45 per cento in meno rispetto alla media tra il 2006 e il 2020, il livello dei laghi era inferiore di poco più del 50 per cento – ha continuato Perotti –  mentre sulle montagne il manto nevoso era solo il 46,2 per cento della media. Nei primi giorni di febbraio non c’è stato un miglioramento e le previsioni meteo dei prossimi 15 giorni non promettono nulla di “buono” in termini di precipitazioni”. Riattivato l’Osservatorio Permanente. “L’autorità di Bacino del Fiume Po ha riattivato, il 9 febbraio, l’ “Osservatorio Permanente sugli utilizzi idrici all’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po”, insieme alle regioni e le relative agenzie di monitoraggio e tutti i portatori di interesse dell’area padana coinvolti nella gestione della risorsa (Ministero della Sicurezza Energetica, Ministero dell’agricoltura – ha dichiarato Roberto Perotti –  della sovranità alimentare e delle foreste, Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Dipartimento della Protezione Civile, Regione Emila-Romagna, Regione Liguria, Regione Lombardia, Regione Piemonte, Regione Toscana, Regione Valle d’Aosta, Regione Veneto, Provincia Autonoma di Trento, Regione Marche,  ISTAT, ISPRA, CREA, Agenzia Interregionale per il Po, Terna Rete Italia, Consorzio del Ticino, Consorzio dell’Adda, Consorzio dell’Oglio, ANBI, UTILITALIA, ANEA, ASSOELETTRICA). Ciò che è emerso dall’incontro è un accertato deficit idrico! Tra le regioni in testa vi sono il Piemonte e la Lombardia, seguite però da Veneto e Trentino. Le ultime nevicate e piogge, in particolare in Emilia – Romagna, hanno contribuito a ricaricare i torrenti Appenninici, ma la problematica dell’ingressione del cuneo salino al delta del Po, che lo scorso anno aveva visto un arretramento di 40 km, quest’anno potrebbe avere maggiori criticità. Infatti mentre lo scorso anno si è avuto il contributo dal Lago di Garda per tamponare questa ingressione, se quest’anno prosegue il periodo di siccità potrebbe essere particolarmente difficoltoso dare il medesimo contributo dal lago e pertanto risultare ancora maggiore l’ingressione del cuneo salino, compromettendo i sistemi irrigui sotterranei e conseguentemente l’agricoltura di una fascia decisamente ampia di pianura”.  I grandi laghi in crisi nei prossimi mesi. “Non va poi dimenticato che nel bilancio idrico della Lombardia, rientra anche quella porzione per l’idroelettrico, che per funzionare necessita lo svuotamento di bacini o comunque per il microelettrico la presenza di acqua lungo fiumi e canali, ma la medesima acqua potrebbe servire a monte per il periodo in cui più necessita per le pratiche agricole in estate. Già ora i livelli dei grandi laghi portano ad una incapacità di soddisfare il fabbisogno irriguo dei prossimi mesi, se non vi saranno abbondanti precipitazioni. Basti considerare che nel 2022 le precipitazioni complessive registrate nella porzione montana e pedemontana sono risultate quasi la metà della media degli ultimi 10 anni. Una eccezionalità che si ripercuoterà soprattutto quest’anno. Alcune sorgenti della bergamasca – ha concluso Perotti –  per esempio sono risultate asciutte , ma non per il gelo, bensì per l’assenza di ricarica sotterranea. Abbiamo sempre detto che la Pianura Padana ha una falda particolarmente ricca e ampiamente alimentata dalle Alpi e dall’Appennino settentrionale, oltre a notevoli invasi dati dai grandi laghi. Resta tuttavia il problema che se le precipitazioni piovose dello scorso anno sono state scarse e quelle nevose di quest’inverno particolarmente assenti o limitate ci troveremo di fronte  forti criticità idriche anche del bacino idrico sotterraneo. L’agricoltura, che impiega il 70% di tutta l’acqua proveniente da fiumi e laghi, con la crisi climatica dello scorso anno ha prodotto perdite in taluni casi pari al 50% dei raccolti. Onde incorrere in problematiche analoghe a quelle dello scorso anno e la corsa alla realizzazione di pozzi ad uso irriguo, purtroppo anche abusivi, per i tempi e le necessità stringenti quando l’emergenza è ormai conclamata, ritengo sia necessario un intervento programmato e coordinato, anche e soprattutto sul lungo periodo; quantomeno per cercare di evitare di trovarsi ogni anno con il medesimo problema, se non peggiore rispetto all’anno precedente. Temo sia nell’indole umana correre ai ripari o alla ricerca di una soluzione quando ci si trova ormai nel pieno della crisi”.

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