Le ustioni riscontrate in diverse parti del corpo da don Pippo Scarso, avvenuta a distanza di 2 mesi dalla notte tra il primo e il 2 ottobre del 2016, quando subì un’aggressione con il fuoco, avrebbero determinato un susseguirsi di altri problemi che hanno portato l’anziano alla morte. A queste conclusioni sono giunti i due consulenti nominati dalla corte d’assise, i quali hanno depositato il 15 ottobre la perizia con cui dovevano accertare le cause del decesso dell’ottuagenario se siano una conseguenza dell’aggressione col fuoco. Il prof. Gennaro Savoia, dirigente della struttura complessa centro anti veleni dell’azienda ospedaliera “Cardarelli” di Napoli, e il medico legale catanese, Veronica Arcifa, hanno condensato l’esito della consulenza in 16 pagine e 30 allegati con cui sostengono che non vi sia emersa alcuna responsabilità dei medici che hanno avuto in cura don Scarso sia all’Umberto primo sia all’ospedale Cannizzaro di Catania dove è poi deceduto. In buona sostanza, sarebbero state le ustioni riscontrate sulla vittima a provocare quelle complicazioni di varia natura che hanno reso critico il quadro clinico del paziente fino alle estreme conseguenze. Il risultato della perizia coinciderebbe, quindi, con quella eseguita dal perito nominato dal pm Andrea Palmieri, il dott. Ragazzi, che riconduceva all’aggressione l’inizio dell’aggravamento delle condizioni fisiche di Scarso.
La mancanza di alcuni allegati alla relazione dei periti, ha indotto la corte d’assise a rinviare l’udienza del relativo processo al 27 novembre. In quella circostanza saranno approfondite le risultanze della perizia che la difesa di Tranchina sta già verificando con il dott. Biagio Saitta, medico legale di parte. Attraverso lo studio della documentazione sanitaria, i super periti erano chiamati a chiarire l’incidenza delle ustioni sul 13% della superficie corporea della vittima, e la consistenza delle stesse. Si tratta di quesiti posti dalla Corte d’assise ma, soprattutto, dall’avv. Gianpiero Nassi, che difende Tranchina, e che ha ottenuto l’ammissione del suo assistito al rito abbreviato condizionato.