Nell’era digitale: quella triangolazione tra giornalisti, pseudo tali o blogger

Oggi grazie ai Social siamo diventati, tutti giornalisti; solo qualcuno si attiene alle regole della buona creanza, per fortuna che ancora si trova, ma il vero dramma è che in molti hanno la presunzione di atteggiarsi a giornalisti esperti facendo tesoro delle proprie convinzioni, per poi ingannare il mondo intero. Quest’informazione moderna è falsata ed è ormai all’ordine del giorno dalle notizie false alla manipolazioni della cronaca. Nel giornalismo è vero che esistono delle regole, ma tra giornalisti iscritti all’Ordine e non per chi si spaccia operatore dell’informazione solo perché scrive su Facebook o altri Social: o si è iscritti all’Ordine e quindi si può essere definiti giornalisti o si è blogger, oppure semplice cittadini che scrivono e pubblicano la cronaca presente nel Web; ma si può essere anche ex giornalista se cancellati dall’Albo, o giornalista in pensione. Non c’è una via traversa: il medico è medico, l’avvocato è avvocato e via dicendo.

Se oggi in molti si trovano ad avere idee confuse su molti temi di politica, sanità e tanti altri, è proprio perché l’informazione globalizzata ha voluto creare questa realtà, in buona o cattiva fede. E questo anche quando il messaggio stesso è contestualizzato dall’opinione, legittima, di chi comunica in buona fede. Diversamente è l’uso strumentale del messaggio, quando si cerca di enfatizzare una notizia o di metterla maggiormente in risalto perché funzionale per interessi personali o si vuole perseguire fini di consenso politico, sociale o di semplice apparizione in pubblico.

Ecco perché, ogni pseudo, così come vero giornalista, dovrebbe seguire la buona fede e non seminare “zizzanie”. Accanirsi contro qualcuno solo per invidia o antipatia è oltremodo puerile, e questo deve valere sia per i giornalisti iscritti all’Ordine, sia per tutti quelli che usano la scrittura per un motivo o per un altro, e non importa tutto il resto, perché si dice: chi è causa del proprio male pianga se stesso.

Salvatore Ricco Galluzzo    

 

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By Concetto Alota

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