Petrolchimico. “Intervenga il Prefetto”: ogni sera quelle fiamme sinistre dalle torce che preoccupano i cittadini -FOTO-

Foto inviate dal Comitato Bagali-Sabbuci-Baratti

In un’epoca che nega la verità incontrovertibile, si tenta di nascondere l’evidenza dei fatti con il silenzio, con tanta leggerezza, da far pensare di sbagliare o di avere le traveggole. La forte preoccupazione è da qualche settimana dei residenti del territorio industriale siracusano, che ogni sera assistono inermi alle sfiaccolate con fiamme e fumo nero che fuoriesce dalle torce della raffineria di proprietà della Sonatrach, ex Esso, e in maniera minore ad intermittenza rispetto alla vicina Sonatrach, di quella della Sasol poco distante l’una dall’altra, che sfiaccolano ogni sera con fiamme e fumo nero.

Secondo quanto affermano i componenti del Comitato Bagali-Sabbuci-Baratti, rimane un forte dubbio: “Perché ogni sera regolarmente e non di giorno alte fiamme e fumo nero si levano sinistre verso il cielo dalle torce e nessuno ci vuole spiegare perché?”

“ Scontato che siamo tutti cittadini del circondario industriale ad essere vittime predestinate di un sistema che appare da decenni fuori controllo; ma che non dobbiamo sapere che cosa succede a pochi centinai di metri dalle nostre abitazioni già fortemente contaminate dalle discariche dei rifiuti puzzolenti che insistono nella zona, è veramente fuori ogni regola del diritto alla difesa della salute. Compito delegato ai sindaci di comuni industriali i quali fanno “politica” a tempo pieno e nulla, per non dire cose più ‘importanti’”?

Scontato che la torcia è un componente importante nelle raffinerie e negli stabilimenti chimici, come la Sonatrac (ex Esso), La Lukoil-Isab, la Sasol, la Versalis, che permette in caso di emergenza di mettere in sicurezza gli impianti. Permette di bruciare i gas di scarto delle raffinerie cioè i gas non utilizzabili, contenenti tracce di olio, acqua e altri elementi, in sicurezza, a tutela dell’ambiente; ma questo deve avvenire in accordo alle leggi e ai regolamenti locali e non in silenzio tentando addirittura la negazione dei fatti comprovati da foto e dalla vista a occhio nudo.

Il processo chimico utilizzato è una reazione di ossidazione ad alta temperatura per bruciare i componenti dei combustibili, soprattutto idrocarburi o i gas di scarto dei processi industriali. Durante la combustione, l’idrocarburo gassoso (gas natuale, propano, etilene, propilene, butano, etc.) reagisce con l’ossigeno formando anidride carbonica (CO2) e vapore acqueo, e altri prodotti di combustione tra cui il monossido di carbonio, l’idrogeno e altri composti dipendenti dal gas comburente. L’efficienza di conversione degli idrocarburi è generalmente superiore al 98%. Scontato che si tratta di forti inquinanti e non di delicati profumi.

Bene la sicurezza ma ogni parte dell’impianto deve lavorare a una determinata pressione. Se la pressione aumenta, si aprono le valvole di sicurezza per sfiatare il gas in eccesso, che viene convogliato e bruciato in torcia mediante la fiaccola, per non disperdere gli idrocarburi nell’ambiente. Quando c’è una fiamma piccola, quella è la cosiddetta fiamma pilota, che è sempre pronta a bruciare il gas che potrebbe arrivare. Ma la presenza di una
fiamma alta e fumo nero, registra c’è stato un rilascio di gas o altre materie che stanno bruciando. E questo non può succedere tutte le sante sere, quindi i cittadini hanno il diritto di sapere che cosa sta succedendo. I membri del Comitato Bagali-Sabbuci-Baratti, richiesta a cui si associano tanti altri cittadini che protestano sui Social non avendo a disposizione altro mezzo dopo che sono stati colpiti dall’inquinamento, hanno chiesto alle istituzioni competenti in materia e al Prefetto di Siracusa d’intervenire, oltre a voler essere convocati per riferire particolari importanti al fine di salvaguardare la vita umana e l’ambiente in quello “spicchio di terra di nessuno”, come loro la definiscono.

Vale la pane ricordare che nello stereotipo collettivo, le notizie che riportano casi di inquinamento, bisticcio di parole, non fa notizia. Si può dire che è la semplice storia, la tiritera degli ambientalisti o della gente comune, come i cittadini della zona industriale siracusana stanchi di subire veleni e maltrattamenti da parte delle lobby della industrie in generale, ma nel caso nostro della chimica e della raffinazione che si ripete e come accaduto nel passato si tenta di nascondere come stanno le cose, senza rendere pubblici i dati dell’indagine epidemiologica dell’Istituto superiore di Sanità sulle notizie della salute dei cittadini, come i 600 bambini nati malformati a Taranto, di Priolo, Gela, Milazzo e tanti ancora.

Concetto Alota

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