E’ morto a 91 anni il boss Sebastiano Laudani macellaio e allevatore di capre, cavalli e animali in genere poi diventato capo storico e patriarca del clan mafioso dei “mussi i ficurinia” (soprannome che deriva da baffi dai peli sottili e pungenti che si tramandano da almeno due generazioni) di Cosa nostra di Catania.
Condannato più volte per gravi reati e per associazione mafiosa, omicidio ed estorsione era agli arresti domiciliari per gravi motivi di salute.
Alleato storico del clan Santapaola ha partecipato agli inizi degli anni ’90 alla guerra di mafia contro le cosche dei Cursoti e dei boss Cappello e Pillera che in due anni, nel 1991 e nel 1992, fecero registrare nel Catanese oltre 200 morti ammazzate. Anche la sua famiglia ha registrato vittime di mafia per il predominio del territorio o per vendetta. Faceva parte della Cupola siciliana di Cosa Nostra; buon amico di Pippo Luciano Liggio, Calò, Bernardo Provenzano, Totò Riina e tanti altri. Era uno dei maggiori pilasti portanti della mafia storica della Sicilia.
Uno dei figli di Sebastiano Laudani, detto zio Jano, negli Anni Settanta fu coinvolto durante una corsa clandestina di cavalli, svoltasi nel rettilineo di Santa Teresa Longarini e Cassibile, in un tentato omicidio all’interno di un bar della frazione agricola di Siracusa.
Il suo clan ebbe un ruolo d’equilibrio anche nella guerra tra i clan e le bande malavitose agli inizi degli Anni Ottanta nella provincia di Siracusa, con circa 21 morti ammazzati, dove furono coinvolti anche alcuni politici del tempo nella richiesta di appalti, favori e regalie.
È morto il 10 agosto scorso e i funerali, su disposizione del questore di Catania, Giuseppe Gualtieri, che ha vietato quelli pubblici, sono stati celebrati ieri mattina nella cappella del cimitero del capoluogo etneo.