Carlentini, pediatra condannato per la morte di una bimba

La Corte d’appello di Catania ha confermato la condanna nei confronti di un medico, ritenuto responsabile della morte di una bambina di due mesi, figlia di una giovane coppia di Carlentini, deceduta il primo febbraio 2012. Al pediatra catanese è stata confermata la pena di un anno, irrogata dal tribunale penale di Catania per omicidio colposo.

Secondo la ricostruzione giudiziaria, il medico non si accorse dello stato di grave sofferenza della neonata e, di conseguenza, non la fece ricoverare in una struttura ospedaliera. Nel corso del procedimento penale è emerso che lo stesso pediatra era stato già condannato per un’altra vicenda simile. I giudici del secondo grado hanno anche previsto il risarcimento dei danni patiti dai genitori della bambina. Sono dunque state accolte tutte le istanze delle parti civili che sono state patrocinate dall’avvocato Salvatore Bianca, patrocinatore della parte civile.

Nel motivare la sentenza, i giudici hanno rimarcato il calvario della bambina e l’angoscia dei genitori nei giorni del manifestarsi della patologia di cui la piccola vittima era affetta. Secondo quanto stabilito dai periti nominati dal pubblico ministero e da quelli poi nominati da dalla Corte d’appello, la piccola è deceduta il primo febbraio 2012 a causa di cheto-acidosi diabetica neonatale. La bimba, fin dalla nascita presa in cura dal pediatra oggi condannato, tra il 25 e il 26 gennaio ebbe a manifestare i primi malesseri consistiti in irrequietezza e in un innalzamento della temperativa fino a 37 gradi e mezzo. Per telefono il medico diagnosticò un semplice stato influenzale prescrivendole delle gocce di tachipirina. Persistendo i sintomi, la madre portò la bambina nella clinica in cui opera il medico. Ma anche in questo caso non le avrebbe fatto alcun controllo limitandosi ad auscultarla, confermando la cura prescritta riducendola da 5 a 3 giorni. Il 28 gennaio le condizioni della piccola si mantennero stazionarie mentre il giorno successivo la madre notò che la figlioletta era più irrequieta del solito con tosse e affaticamento. Contattato nuovamente il pediatra, questi scrisse sull’sms che andava cambiata la cura somministrandogli stavolta cortisone e antibiotico. Il giorno dopo ancora la donna contattò nuovamente il pediatra dicendo che la figlia accusava fiato corto ed era affannata. La nuova visita, limitata all’auscultazione con il fonendoscopio, confermò lo stato influenzale e il pediatra aggiunse che non fosse il caso di portare la bambina al pronto soccorso per fare una radiografia perché la bambina fosse in via di guarigione. La situazione è precipitata nella tarda mattinata quando la bimba, all’ora della poppata, divenne insensibile agli stimoli. Portata d’urgenza in ospedale, la bimba poco dopo morì.

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