La Procura aretusea ha aperto un’inchiesta a seguito della maxi rissa scoppiata durante una partita di calcio fra due formazioni di allievi. La magistratura vuole accertare le responsabilità della lite che ha coinvolto le due squadre in campo, tecnici e accompagnatori, provocando il ferimento di un giovane calciatore. Per sedare gli animi esacerbati, è stato necessario l’intervento di una pattuglia dei carabinieri.
L’episodio è accaduto durante la partita della prima giornata di campionato Allievi provinciale tra l’Atletico Francofonte, squadra ospitante, e l’Augusta. L’incontro di calcio è andato liscio fintanto che, per cause al vaglio degli inquirenti, dopo che l’arbitro ha fischiato un calcio di punizione per un fallo di gioco, sono volate parole grosse tra alcuni dei calciatori delle due squadre, ragazzini fra i 14 e i 17 anni. Dalle parole ben presto agli spintoni mentre alcuni di loro sono venuti alle mani e il diverbio è degenerato in rissa con capannelli di calciatori che se le sono date di santa ragione senza che il direttore di gara riuscisse a placare gli animi. Nella rissa sono state coinvolte anche alcune persone che assistevano alla partita, cosicché si è generato un parapiglia generale.
Scattato l’allarme, sono intervenuti i carabinieri che sono riusciti a fatica a riportare la calma, identificando alcune delle persone coinvolte nella maxi rissa. Inevitabili le conseguenze fisiche, soprattutto per uno dei giovanissimi calciatori, che ha subito lesioni in varie parti del corpo, giudicate guaribili in alcune decine di giorni. L’inchiesta accerterà le eventuali responsabilità penali delle persone che hanno avuto un ruolo nella rissa.
“Ho avuto contezza degli incidenti – ha detto il presidente dell’Aia provinciale, Stefano Di Mauro – io ritengo i campionati minori siracusani un’isola felice per quanto riguarda la correttezza in campo e nei confronti degli arbitri. Questa rissa mi mette in allarme”.
“Deploro questi atti di violenza gratuita – afferma il presidente del Coni provinciale, Liddo Schiavo – dò la responsabilità alla mancata educazione al rispetto dell’avversario. Lo sport è un momento di fratellanza e di aggregazione. Sono le società che devono vigilare e dove occorre, per frenare la violenza, devono avvalersi dell’ausilio di tecnici specializzati anche in scienze sociali, come psicologi e sociologi”.