Siracusa. Ballottaggio per l’elezione del sindaco: quel vezzo di denigrare l’avversario e il confronto negato

Siracusa ancora una volta officina sperimentale della regola nella tattica politica in cui ci sono le condizioni oggettive della convenienza, per trasformare l’avversario politico in nemico; oppure, la sintesi del perché evitare il confronto con l’avversario. La confutazione di questa prima regola nella sua validità, diventa il denigratore competitore nella lotta per la conquista del potere attraverso la pubblica competizione elettorale. Le dinamiche che hanno portato lo scontro politico per le amministrative tra i due candidati a sindaco, Francesco Italia ed Ezechia Paolo Reale, sono arrivate a livelli sempre più irritanti. Il carattere “allegro” di questo modo di fare politica, non è però solo un fenomeno che insiste nel periodo elettorale, ma è la conferma dei processi di delegittimazione dell’avversario che rimandano alla stessa natura del conflitto politico nella sub cultura che regna nel nostro modo di vivere, nello storico abietto, con l’obiettivo di colpire l’avversario in ogni caso. Ma in politica ci si ritrova spesso a parlare di nemici o avversari, di scontri, di battaglie che non hanno niente di nobile politica, in cui il buon linguaggio e retorica non sono sufficienti a ricostruire la complessità dello scenario che ci porta alla delegittimazione del “nemico”.

Ci sono poi le condizioni in cui occorre sempre distinguere il confronto politico, dalla dialettica e dalle barbarie; ma la sostanza principale, non è tanto la già nota motivazione politica che ci spinge a non condividere la candidatura di uno stimato uomo politico o dell’altro, quanto il rilevare il clima che si è creato non appena tale candidatura si è presentata pericolosa, vale dire, vincente. Una cosa è il confronto politico, altro è il semplice denigrare l’avversario liberamente. Bisogna essere impegnati a difendere il civile confronto ed evitare che la campagna elettorale assumi toni intimidatori da cortile. Cambiare la prospettiva politica, sancendo che il vero avversario è la paura di perdere la scena pubblica nel confronto finora supportata dalle apparizioni a pagamento in Tv, giornali e radio. Il ragionamento logico è stabilire cosa lasciar credere e apparire agli occhi e alle orecchie della pubblica opinione, e, comunque, evitare il confronto è sempre un fatto negativo, che può essere interpretato come la paura di chi non sa o non vuole rispondere in un pubblico confronto, e non sarà di certo la sconfitta dell’avversario annunciata nel segreto dei vicoli ciechi della cattiva politica del passa parola, a cambiare lo stato delle cose, ma soprattutto il risultato elettorale finale.

Concetto Alota

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