Omicidio Petrolito, la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per Paolo Cugno

Laura Petrolito, la ventenne accoltellata, uccisa e buttata in un pozzo, con Paolo Cugno, il compagno che ha confessato il delitto, in una foto tratta dal suo profilo facebook. +++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO? ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L’AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++ 

La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per Paolo Cugno, il 27enne manovale di Canicattini che la sera di sabato 17 marzo ha ucciso la compagna venticinquenne Laura Petrolito con 24 coltellate e ne ha gettato il cadavere in un pozzo artesiano nelle campagne di contrada Tradituso. Il pm Marco Dragonetti ha reiterato l’istanza che sarà oggetto di approfondimento in occasione dell’udienza preliminare, fissata davanti al gup del tribunale aretuseo, Carla Frau, il 13 febbraio. In quella circostanza la difesa dell’imputato presenterà una richiesta di accesso al rito abbreviato così come si batterà perché il giudice disponga una consulenza collegiale per stabilire se il suo assistito fosse in grado di intendere e di volere al momento di uccidere la compagna. In realtà, nel mese di giugno, il prof. Antonino Petralia, che ha eseguito la perizia psichiatrica sull’indagato reo confesso, ha stabilito che Cugno sia sano di mente.

L’avv. Giambattista Rizza, che assiste Cugno intende confutare la relazione del prof. Petralia, adducendo che, nell’eseguire la perizia psichiatrica, non abbia tenuto in debita considerazione quanto affermato dalla nuova branca della psichiatria, ovvero la neurocriminologia, dedicata alle conseguenze dei traumi subiti dalle persone. Nel caso di Cugno, sarebbe legata a un incidente di moto, subito diversi anni addietro, in cui riportò anche un trauma cranico. “Anche una lievissima lesione alla corteccia celebrare – dice l’avv. Rizza – provoca reazioni. L’avere inferto numerose coltellate alla compagna può delinearsi in questo tipo di reazione. Del resto, è illuminante una conversazione tra la madre del mio assistito e l’altro figlio, in cui commentavano che Paolo dopo l’incidente fosse cambiato. Il mio assistito è stato anceh ricoverato per 15 giorni in trattamento sanitario obbligatorio e successivamente indirizzato al servizio di igiene mentale, segno che il suo disagio non derivava affatto dall’assunzione di cannabinoidi come sostenuto dal consulente nominato dal gip Migneco”.

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