Rottamata la legge Pillon, anche a Siracusa si esulta


È di questi giorni la notizia che la neo ministra Bonetti, ha rottamato il disegno di legge Pillon. Uno dei disegni di legge tra i più criticati del momento. Per contrastarlo a novembre 2018 nacque nella nostra città, come in tante altre città Italiane, Il Comitato No DDL PILLON SIRACUSA, ne fu promotrice l’associazione Astrea in memoria di Stefano Biondo Onlus, con in prima linea l’avvocata Gabriella Mazzone, e la presidente Rossana La Monica, al quale aderirono molte associazioni tra cui:
La Rete Centri Antiviolenza “Ipazia” Stonewall GLBT Siracusa, ARCI Siracusa, Arcigay Siracusa, Comitato Attivisti Siracusani, Arciragazzi 2.0, REA, Associazione Culturale Zuimama Arci ragazzi, Forum delle donne, Donne per le Donne, La Bacchetta Magica, Unione Degli Studenti di Siracusa, CGIL, Cobas.
Il Comitato NO DDL PILLON Siracusa da subito intraprese azioni tali da ostacolare la possibilità che potesse divenire legge, informando e sollevando l’opinione pubblica con convegni, trasmissioni televisive, articoli, manifestazioni, raccolte firme, intraprendendo collaborazioni in rete con comitati di altre città, in particolare con il No DDL Pillon di Catania, promotrice Amalia Zampaglione e D.i.Re Donne in rete contro la violenza.

Di seguito le dichiarazioni di alcune componenti del Comitato.

Avvocata Gabriella Mazzone (Astrea):
“La notizia è stata accolta con esultanza, seppure gli eventi dimostrino come non ci si possa permettere il lusso di distrarsi un attimo, atteso che la strada dell’abominevole ddl si interrompe unicamente grazie al capitombolo del governo e non perché ai piani alti si siano resi conto della pericolosità ed iniquità del testo normativo. E poiché la maggioranza dell’odierna maggioranza (scusate il bisticcio di parole) è la stessa che fino ad un mese fa avrebbe sostenuto ed approvato quell’aberrazione, non bisogna mai abbassare la guardia e continuare a vigilare sulle proposte legislative in materia di famiglia e di minori”.

Dottoressa psicologa Letizia Lampo (Astrea):
“Si è compreso che parlare di famiglia e di minori deve richiedere uno sforzo di dedizione ed attenzione per la vita reale ben maggiore rispetto a quel che il Pillon prevedeva. Stiamo parlando di argomenti che devono confrontarsi con una società reale che è ben diversa da quello che si ritrae e deve restituire alla fascia più vulnerabile e sottomessa gli strumenti per poter realmente dare dignità e rispetto ai minori o ai soggetti in difficoltà che troppe volte si trovano a combattere con armi impari”.

Avvocata Daniela La Runa, presidente Rete centri Antiviolenza “Ipazia”:

“La risoluzione della neo ministra Bonetti di chiudere la questione del ddl pillon è stata accolta da me e dalle ragazze del c.a.v. Ipazia con grande gioia. In questi mesi ho sofferto il peso della cappa oscurantista imposta da una politica misogina e patriarcale che ha dato fiato e credito ad idee assolutamente incompatibili con il fine di tutela della donna che noi, all’ interno del c.a.v. cerchiamo di perseguire quotidianamente. Abbiamo lottato contro un ddl che, se fosse diventato legge, avrebbe concesso ai maltrattanti ulteriori strumenti-e questa volta legali- per continuare a compiere atti spregevoli a danno di donne e minori E oggi possiamo tirare un gran sospiro di sollievo.
Ma ciò che è accaduto in questi mesi ci ha fatto ben comprendere che la guardia non và mai abbassata perché il nemico si può celare anche tra i banchi delle aule parlamentari”.

Tiziana Biondi, vice presidente STONEWALL Siracusa:
“Plaudiamo alla decisione della ministra Bonetti di archiviare per sempre il vergognoso decreto Pillon. Nessuno spazio a chi vuole promuovere finti valori ancorati a una medievale e pericolosa concezione della famiglia e una visione offensiva, misogina e patriarcale delle donne. Adesso però servono fatti concreti, delle leggi che, davvero tutelino i minori, prendendone in considerazione bisogni e desideri, che sostengano tutte le famiglie e che possano garantire dignità e pari opportunità per le donne di questo paese”.

Mirella Abela, fondatrice di Donne per le Donne:
“Dico la verità, sin dal preludio della crisi e durante la formazione del nuovo Governo ho pensato al decreto e a Pillon, fiduciosa mi son detta: quest’angoscia avrà sicuramente fine. Avvertivo forte il rischio che la centralità della Donna fulcro della famiglia, il naturale e fondamentale ruolo di madre subisse un vero atto di violenza, oggi grazie alla Ministra Bonetti l’incubo ha fine. Ed è per tutte le Donne serenità”.
La violenza è fatta anche di attacchi ai diritti ed alle libertà

Gabriella Insolia:
“In questi giorni, mentre i media riportano quotidianamente storie di femminicidi, di stupri, di violenze, di abusi in una sequenza cronicizzata di orrore, continuiamo a sentir parlare del problema della violenza come di un’emergenza sociale a dispetto dell’evidenza dei dati che dimostrano ampiamente come la violenza maschile contro le donne sia un problema strutturale e profondamente radicato nel nostro paese. Apprendo con soddisfazione che la ministra delle Pari opportunità e per la famiglia Elena Bonetti non ha alcuna intenzione di prendere in considerazione e discutere il ddl Pillon.
Un decreto che favoriva la riaffermazione del potere maschile sulle donne che correvano il pericolo di diventare vittime due volte: la prima per le violenze in casa subite dal partner, la seconda nelle aule di tribunale.
Questo non significa però che i problemi siano stati risolti. Tutt’altro. C’è ancora tanto da fare : Dall’assegno di divorzio, agli affidi dei minori, alle famiglie arcobaleno. Questi ed altri temi sono ancora tutti sul tavolo”.

Abbiamo detto “No”, per dire “Si” ai diritti.
No:
• Perché è un disegno di legge paternalista e autoritario, che disciplina le vite dei soggetti coinvolti e li tratta come incompetenti e irresponsabili. Un ddl il cui vero scopo sembra essere quello di tornare all’indissolubilità del matrimonio rendendo difficilissimo separarsi, ovvero ripristinare con
l’intervento autoritario modelli familiari che non si reggono più sull’adesione spontanea delle persone. È un disegno che non dà voce ai soggetti coinvolti: madri, padri, figli. Non c’è ascolto del minore, di cui tanto si evoca il diritto alla bigenitorialità, ma che in realtà viene trattato come una proprietà in condivisione. Nessuna attenzione è rivolta alla peculiarità delle diverse situazioni.

• Perché è contro la libertà di tutte e tutti. Il ddl Interviene con la forza della legge a normare minuziosamente il percorso della separazione e sancisce di fatto la fine della separazione consensuale. Le coppie con figli non potranno più concordare come separarsi. Viene introdotto l’obbligo di affidarsi a figure private, quali il mediatore familiare e il coordinatore genitoriale: la gestione della separazione viene cioè delegata a soggetti terzi. È un processo che privatizza la giustizia, limitandone l’accesso. I costi sono a carico dei due coniugi – 50 e 50 – e non è previsto gratuito patrocinio. (Senza considerare il conflitto d’interessi: il senatore proponente, Simone Pillon, è un avvocato che di professione fa anche il mediatore familiare).

• Perché riproduce le diseguaglianze e ne crea di nuove: anziché tutelare i membri “deboli” della famiglia, fotografa e consolida le disparità familiari. Con buona pace del coniuge più fragile economicamente, normalmente la donna, e della serenità del minore.

• Perché è contro i figli e le figlie. Bambini e bambine, divisi a metà, saranno costretti a vivere due vite, senza la possibilità di chiamare una casa la propria casa, né propri i giochi o i vestiti che indossano, poiché ogni genitore soddisferà i loro bisogni solo nel tempo e nello spazio a lui o lei assegnato.

• Perché cancella la questione della violenza. Il ddl è così ossessionato dalla bigenitorialità che, imponendo dall’alto la mediazione familiare in tutti i casi, finisce per prevederla anche nei casi in cui la separazione è causata dalla violenza del coniuge, in aperta violazione della Convenzione di Istanbul. Con questo provvedimento le donne rimarranno ingabbiate in relazioni a cui vorrebbero porre fine; in nome del contrasto alla cosiddetta “alienazione parentale”, si estende il sospetto su
ogni denuncia di violenza contro un marito e si obbligano di fatto i figli a mantenere la relazione con il padre, anche quando il rifiuto di vederlo deriva dall’aver assistito alla sua violenza sulla madre.

• Perché è una proposta inemendabile, dal segno apertamente reazionario. È un contrattacco, che va rispedito al mittente.

Nel nostro piccolo abbiamo lottato e vinto.
Il Comitato No DDL Pillon Siracusa.

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