Droga & Pizzo. Siracusa, dopo la fine degli storici clan la malavita si riorganizza in “squadre”

La caratteristica della nuova e vecchia malavita organizzata locale, è confermata dal fatto che tra le attività tipiche dei gruppi mafiosi quella che più li contraddistingue è lo spaccio della droga di giovani e vecchi organizzati in squadre. Di ogni età e ceto sociale si atteggiano, in una sorta di questua nel chiedere dei soldi a commercianti “amici” con la scusa di aiutare le famiglie dei compagni detenuti, mentre già guadagnano montagne di soldi con lo spaccio degli stupefacenti. Questo affermarsi del nuovo sistema malavitoso, è un elemento fuori dalle regole della vita e della posizione sociale che si riassumere in un’azione di conveniente profilo, in una delle molteplici forme, che può assumere per il funzionamento e la regolazione della pseudo “dominio territoriale”, quello che rimane della stravagante “mafiosità siracusana”. Diciamo che di sicuro si può parlare di professionisti dello spaccio della droga nei primi posti in Sicilia, in cui si trovano elementi di spessore e capacità organizzativa e commerciale, ma per il resto, per fortuna, rimane il vuoto-mafioso, se non il solo atteggiamento forzatamente spocchioso.

Due piazze di spaccio con un sol colpo congiunto di polizia e carabinieri sono state smantellate a Siracusa da un’operazione che ha coinvolto 27 persone. Con il coordinamento della Dda di Catania, gli investigatori hanno acquisito elementi probatori a carico degli indagati per le quali il gip del tribunale di Catania ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare.

 L’operazione denominata “Demetra” ha coinvolto nelle lunghe indagini promotori, organizzatori e gregari di due gruppi che si erano divisi le piazze di spaccio a Siracusa.

La più consistente in fase evolutiva operava in via Italia, mentre godeva di propria autonomia il gruppo di via Immordini, nella zona alta della città.

Indagini iniziate nel 2016 da parte dei carabinieri della Compagnia e del nucleo investigativo; hanno acceso i riflettori sul gruppo che si stava organizzando in maniera strutturale ispirandosi al noto serial televisivo Gomorra.

Dopo qualche tempo nelle fasi delle indagini sono subentrati i poliziotti della squadra mobile di Siracusa che hanno certificato un florido traffico di sostanze stupefacenti in piazza San Metodio, dove gli spacciatori del gruppo gravitavano in turni prestabiliti e avvicendati per garantire agli assuntori degli stupefacenti la possibilità di acquistare la droga in qualunque momento della giornata. Il sodalizio esibiva una precisa organizzazione gerarchica all’interno della quale ciascun aderente svolgeva compiti ben precisi in cambio dello stipendio settimanale che si aggirava sui 200 euro.

L’imponente giro d’affari derivante dall’attività illecita risulta documentato anche da uno degli stessi indagati, il quale, attraverso filmati pubblicati sui social network, si ritraevano mettendo in mostra un rilevante quantitativo di denaro in banconote di vario taglio riposte su un tavolo, accompagnando uno video con un brano musicale evocativo dell’attività illecita del noto narcotrafficante “Pablo Escobar”.

Erano tenuti sotto scacco anche i venditori ambulanti del mercatino del mercoledì, costretti a pagare piccole somme di denaro dai 20 ai 30 euro come una sorta di risarcimento del lucro cessante e dell’occupazione del suolo pubblico.

La manifestazione più evidente della dimensione locale della malavita non più organizzata siracusana non più regolata come un tempo e del carattere politico del suo potere, è il cercare qualcosa di rivoluzionario, nel tentativo di includere paura ai più deboli e rispetto per i forti. Non c’è più il cosiddetto controllo del territorio, in competizione con l’autorità statale, ma in una sorta di indipendenza, senza curarsi della libertà della vita altrui.

Di contro insiste un filo rosso che collega la società siracusana, quella parte putrefatta e malata della politica attraverso “l’elegante signora” chiamata “scambio di favori”. Nella società moderna, così come in politica, la putrefazione della struttura sociale è in crescita; questo attraverso una metodologia originale, che censisce ogni contraccambio illecito che coinvolge direttamente uomini politici anche all’interno di altri reati, come il concorso esterno in associazione mafiosa, il voto di scambio, ma anche in un quadro della corruzione ad ogni azione nei consigli comunali, regionali, alla Camera e al Senato, oltre che nelle cariche di sottogoverno; tutto si rivela con dettagli interessanti, come la crescita esponenziale di vicende di corruzione in presenza della criminalità organizzata soprattutto al sud, dove si registra un forte aumento dei reati associativi in cui si annidano vicende di corruzione.

Le alleanze tra la malavita non più organizzata, ma per singoli elementi e parte delle istituzioni, s’intrecciano ogni giorno; e non dipende solo da una diversa strategia repressiva degli organi di contrasto, ma dalla natura stessa della corruzione, che si presenta sempre più variegata con altre forme di criminalità, ramificandosi nella società attuale come fosse una regola istituzionale della democrazia.

Il ricambio generazionale malavitoso, sta affermando un numero sempre maggiore d’imprenditori, mentre crescono le figure di liberi professionisti del malaffare. I processi di globalizzazione economica e culturale, si sono estese e diffuse su larga scala. Siamo di fronte ad una perversa operazione di criminalizzazione della vita quotidiana, che si avvale di molteplici strumenti e meccanismi economici, sociali, politici, legislativi, così come il regime proibizionista vigente in materia dell’uso della droga.

Nella società moderna, la criminalità cambia pelle e si riorganizza. Si pensa che dopo la morte di Totò Riina e degli altri corleonesi la mafia stragista, almeno in teoria, si sia ridimensionata. Ma il vecchio quanto valido fenomeno della mafia nella forma organizzata (nelle province storiche mafiose) ritorna più potente e pericolosa di prima, in questa nostra moderna società corrotta quasi a tappeto. Lo Stato con nuove leggi sul controllo dei flussi di denaro tenta di arginare il fenomeno criminale, ma le organizzazioni delinquenziali si riorganizzano. È quello degli affari in apparenza leciti, attraverso prestanome messi a capo di aziende e società pulite. In primis troviamo le infiltrazioni negli appalti pubblici, o delle imprese edili nel campo delle ristrutturazioni collegate, di solito a studi di avvocati e commercialisti che rappresentano il principale canale per recuperare risorse da parte della nuova strategia criminale. Sentenze pilotate, processi aggiustati, espropri di terreni, appartamenti, società, con inganni e raggiri giuridici, truffe nella pubblica amministrazione, raccomandazioni a pagamento in cui menti raffinati travestiti da rispettabili liberi professionisti chiamati un tempo faccendieri, ora “facilitatori”, i nuovi colletti bianchi, si sono organizzate per controllare le istituzioni dello Stato, che non si può più definire, “democratico”.

Un pericolo che avanza in silenzio e che a volte non si vuole vedere. La cultura istituzionale parte dal concetto che è l’uomo, il pericolo e non la sua attività. Spesso i tentativi di penetrazione sono molto subdoli, invisibili, e per questo occorre vigilare con la regolare denuncia e tangibilità verso il grave problema sociale, politico, economico.

Concetto Alota

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